Sarà un Veneto coraggioso, in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne: «Chi tocca una donna, tocca tutti i veneti». Sarà un Veneto dalla parte dei giovani: di quelli che studiano e, nel contempo, danno una mano in casa a un familiare in difficoltà; e di quelli che non ce la fanno da soli a metter su famiglia. Sarà un Veneto rispettoso degli animali di affezione. Ma sarà pure un Veneto competitivo, in cui la formazione professionale dev’essere una scuola di Serie A. E un Veneto sostenibile, «perché l’ambiente non è un materia esclusiva del centrosinistra». E, perché no, efficiente, stimolando il varo di consorzi fra i Comuni per dare risposte efficaci ai cittadini: «La transizione digitale non deve complicare la vita ai cittadini».
Eccolo qua, il Veneto degli anni Trenta, che Alberto Stefani (non a caso lo slogan prescelto è “Sempre più Veneto”) ha delineato mercoledì 15 ottobre, al Gran Teatro Geox di Padova, dove tremila leghisti entusiasti lo hanno incoronato candidato presidente del centrodestra alle elezioni Regionali del 23-24 novembre. Una settimana prima del voto l’ex sindaco di Borgoricco, deputato eletto a Rovigo e segretario della Liga Veneta, dovrà pure offrire le pastarelle perché soffierà su trentatré candeline. Il dato anagrafico lo iscrive di diritto nel Guinness politico come il candidato presidente di Regione più giovane della storia.
Ma Luca Zaia, che è sceso metaforicamente dalla poltrona di doge sulla quale si era accomodato nella primavera del 2010, ha comunque rivendicato il suo primato. Resterà lui il più giovane candidato presidente (di Provincia): a trent’anni era già alla guida della Marca gioiosa et amorosa. Il suo non è stato un cammino facile: iniziato con l’alluvione del novembre 2010 e culminato nell’inedita sfida al Covid («Sono io che ho decretato la prima zona rossa d’Italia»). Il governatore ribadisce la sua indole di amministratore: «Quando, all’inizio del mio mandato, mi hanno detto che Cortina si stava spopolando, ho pensato a come potevo risolvere il problema e, settant’anni dopo i Giochi del 1956, sulle Dolomiti ho riportato le Olimpiadi: 1,8 miliardi di opere. Non sarà tanto, ma ci sono presidenti che in vent’anni non hanno fatto un cavolo».
Il presidente uscente, «figlio di un artigiano e di una casalinga», non intende però indossare i panni dell’umarell che controlla i cantieri o del turista ai Giochi invernali. Anzi, visto che qualcuno gli ha fatto saltare la mosca al naso, replica da par suo. «Voi avete capito – chiede sorridendo alla platea – che io sono un problema? Prima mi hanno impedito di ricandidarmi a presidente. Poi non vogliono che ci sia il mio nome su una lista civica». E allora? «Allora, cercherò di diventare un problema vero. Mi candido capolista della Lega in tutte le sette Province». Già pronto pure lo slogan: “Dopo Zaia, scrivi Zaia”. Chiarissimo. «E dobbiamo prendere molti più voti dei lombardi».
In fondo è musica per le orecchie di Matteo Salvini, segretario federale della Lega e vicepresidente del Consiglio. Dopo la “batosta” della Toscana, le elezioni in Veneto (visto che Campania e Puglia sembrano meno contendibili) devono essere anche per lui un’occasione di rilancio. «A sinistra dei giovani parlano soltanto – sottolinea Salvini – Noi, come nel caso di Alberto, li valorizziamo. E allora l’obiettivo che mi pongo è che il 24 novembre la Lega sia il primo partito in Veneto. Festeggiamo i 15 anni di Luca e prepariamoci ai prossimi dieci anni di Alberto. Nel mese che ci porta alle elezioni mi aspetto il massimo dalla Lega veneta. E so che il risultato del Veneto potrà fare del bene anche ai lombardi».
Ora la palla passa a Stefani, che, come ha detto Mario Conte, primo cittadino di Treviso e presidente dell’Anci regionale, sarà «il sindaco del Veneto». «Al primo posto del mio programma ho messo il sociale. Ci prenderemo in carico il disagio giovanile – anticipa il candidato presidente, che vuole servizi socio-sanitari sempre più integrati – Istituiremo lo psicologo di base nei territori. Valorizzeremo il volontariato, che in Veneto può già contare su 720 mila persone che si occupano degli altri. E poi realizzeremo Il Servizio veneto: 15 giorni di campus per i giovani con la Protezione civile, per difendere il territorio e aiutare la propria comunità». Un modo per instillare il senso del dovere in tanti ragazzi sbandati e per contrastare le baby gang.
Alla fine le foto di rito: prima il candidato presidente tra Salvini e Zaia, poi sul palco arrivano anche Conte, i sottosegretari Massimo Bitonci e Andrea Ostellari, il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Insomma la Lega (che al Geox non ha svelato il contrassegno elettorale) rinserra le file: stavolta, oltre con il centrosinistra, dovrà sgomitare anche con Fratelli d’Italia e con Forza Italia.