Chi crea presepi lo sa bene: ogni anno c’è sempre qualcosa di diverso. Una sorpresa inaspettata. Un’idea nuova o un ricordo che riaffiora. Così dal fondo di un armadio, torna alla luce la scatola di Natale, dove ogni anno, escono e rientrano i simboli del presepio. Una rinascita, che molto spesso conserva lo stupore infantile di riaprire quel mondo rinchiuso in una scatola, che può custodire le vecchie statue dei nonni, di papà e quelle più nuove dei nipoti di oggi.
Se ce lo dice l’attore Di Caprio nell’ammiccante pubblicità che fa da lancio alla Fiat500E (elettrica), molti ci credono. Però potrebbe trattarsi del più globale “abbaglio” da quando c’è stato detto che rischiamo la sopravvivenza sulla terra.
Dal solito ginepraio di accuse, dubbi, polemiche, sospetti sul Covid che girano vorticosamente in rete, prodotte dalla prolifica “macchina del fango”, facciamo una semplice considerazione matematica: quanto ci costerà in termini di costi ambientali la prevenzione sanitaria?
Una domenica, l’ennesima, di disastri ambientali dopo un’estate segnata in Veneto da uno stillicidio di nubifragi. L’emergenza climatica ormai si va trasformando in normalità. E la politica tace...
L’uscita dal lockdown rischia di riprodurre, perfino ingigantiti, gli stessi limiti di un modello di sviluppo basato sul consumo di suolo e sulle grandi infrastrutture che già prima mostrava tutti i suoi limiti
Se il coronavirus ci sta costringendo a rivedere il nostro stile di vita, dovremmo dedicare altrettanta attenzione ai rischi legati al cambiamento climatico. Serve una transizione fatta di piccoli cambiamenti