Giornalista pubblicista, classe 1999. Bresciana di nascita e, per qualche anno, padovana d’adozione. Nella “Città dei Dottori” mi sono laureata in Filosofia e European and Global Studies. Adesso cerco di vivere viaggiando per il mondo e raccontando che succede: scrivo di esteri, Unione Europea e diritti umani.
Ha uno sguardo determinato e la voce ferma, eppure le parole con cui annuncia una nuova mobilitazione tradiscono preoccupazione: «Non possiamo continuare a portare pazienza mentre i nostri familiari muoiono e i nostri territori si deteriorano. Dobbiamo alzare la voce, e lo faremo. Non permetteremo attività petrolifera se prima non affrontiamo il debito storico che lo Stato ha nei confronti dei popoli indigeni».
Nella selva peruviana quest’anno sono morte 15 persone e 3.500 ettari sono andati in fiamme. Le comunità indigene chiedono l’abrogazione di una legge anti-foresta
«Già con il Reddito di cittadinanza le famiglie numerose, che rappresentano una delle categorie più in difficoltà, venivano supportate in maniera non...
Il 10 giugno 2014 lo Stato islamico istituiva il califfato a Mosul, in Iraq: migliaia di cristiani furono costretti a scappare. Ancora oggi, in molti non sono rientrati. Padre Jalal Yako: «Permane l’instabilità, ma i cristiani in Iraq soffrono da decenni: dal 2003, con la caduta di Saddam Hussein, al 2014, i fedeli sono diminuiti da 1,5 milioni a 250 mila persone»
Alaa al Dali, fondatore e capitano del team di paraciclisti Gaza Sunbirds, si sta allenando tra le strade dei Colli Euganei. Il suo sogno è partecipare alle paralimpiadi
In un mondo sempre più interconnesso, in cui la tecnologia apre a possibilità fino a qualche decennio fa inedite e plasma sempre più le nostre vite all’insegna dei comfort e dell’interconnessione, esiste un’altra faccia della digitalizzazione che richiama alla responsabilità anche i consumatori
Ibrahim Taha Mohammed Turki da cinque mesi vive nella sua tenda a Tal al-Sultan, area nel sudovest di Rafah vicino al confine con l’Egitto, insieme ai suoi genitori, sua moglie e i suoi tre figli. Qui si sono rifugiati gli sfollati provenienti da tutta la Striscia, scappando dai bombardamenti e dall’avanzata via terra dell’esercito israeliano. Per mesi luogo sicuro e "inviolabile", valico essenziale per il passaggio degli aiuti umanitari, dalla notte di lunedì 6 maggio, dopo i bombardamenti di Israle, la situazione è delicata e a un passo dall'esplodere. «La "zona sicura" è lontana da dove ci troviamo noi, i costi di trasporto sono altissimi e una volta lì anche procurarci una nuova tenda sarà difficilissimo. Per di più non ci saranno le strutture e i mezzi per soddisfare le necessità di base: acqua potabile, servizi igienici, cibo…