La guerra della Russia contro l’Ucraina va avanti da 10 anni e mira a “distruggere l’esistenza stessa di un’intera nazione”. “Possiamo testimoniare che ciò che sta accadendo ora in Ucraina è un genocidio”. “Le persone vengono uccise in Ucraina perché sono ucraine”.
Grandissima preoccupazione viene espressa da Viasna, ong che ha sede a Minsk e che dal 1996 combatte per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia. Al 31 gennaio 2024, si legge nell’ultimo Report dell’organizzazione, la Bielorussia conta 1.429 prigionieri politici, tra cui 170 donne e circa 530 giovani. Il caso di padre Henrykh (Henadz) Akalatovich, prete cattolico di 70 anni, arrestato nel novembre 2023, con l’accusa di “alto tradimento” ai sensi dell’articolo 356 del codice penale. Malato, si legge nel Report di Viasna, il sacerdote necessita di “controllo medico e farmaci costanti”
4 bambini morti e oltre 10 gravemente feriti. E’ il bilancio ancora provvisorio e incerto dell’attacco avvenuto il 5 febbraio scorso ad una scuola nel villaggio di Loi Nan Pha, nello Stato di Kayah, nella parte orientale della ex Birmania, oggi Myanmar. A dare per prima la notizia in Italia è stata l’Opam grazie alle sue fonti locali. Il vicepresidente Consorti al Sir: “Purtroppo una nuova strage degli innocenti è stata perpetrata dal regime militare del Myanmar”. L’attacco è arrivato all’improvviso e i bambini non hanno avuto il tempo di mettersi al riparo.
Un appello ai combattenti di entrambe le parti in conflitto e ai militari: "smettete di uccidere, riconciliatevi e iniziate il dialogo". A lanciarlo tramite il Sir è il vescovo di Loikaw mons. Celso Ba Shwe, a seguito dell’attacco lunedì scorso contro una scuola dove sono purtroppo morti 4 bambini e gravemente feriti almeno 10. “Non so esattamente quanti”, confida subito il vescovo, ma “il posto non è molto lontano da dove viviamo adesso e quella mattina abbiamo visto gli aerei da combattimento volare sopra di noi e abbiamo sentito l'esplosione”.
È ancora scossa, la comunità cattolica della chiesa della Natività di Nostra Signora a Büyükdere (Istanbul) vittima, domenica scorsa 28 gennaio di un agguato terroristico nel quale ha perso la vita un uomo di 52 anni, Tuncer Cihal. Giovedì scorso è stata celebrata una Messa di riparazione con la consacrazione di un nuovo altare e innalzate preghiere per l’uomo ucciso durante l’attacco. Mons. Antuan Ilgit S.I., vescovo titolare di Tubernuca e vescovo ausiliare del Vicariato apostolico dell’Anatolia, racconta al Sir il clima che si respira nella piccola cattolica del Paese. “Cerco sempre di insegnare ai nostri giovani di non mettersi mai dalla parte di uno o dell’altro ma di posizionarsi solo dalla parte della pace. Anche perché come ci insegna il Santo Padre ‘la guerra è una sconfitta’ e chi fa il terrorismo punta a spaventarci e a paralizzarci”.
“I dati sono drammatici: risultano oltre 1.500 prigionieri politici in carcere”. Anche Amnesty International manifesta preoccupazione per l’ondata di arresti, avvenuti negli ultimi giorni, di decine di persone. Il Sir ne parla con Riccardo Noury, protavoce di Amnesty International Italia. La “stretta” è dovuta alla vicinanza delle elezioni parlamentari del 25 febbraio e del 4 aprile. Ma il 2023 è purtroppo stato segnato anche da un inasprimento della repressione contro i cattolici e membri di chiese cristiane
“La nostra comunità è sconcertata e impaurita” ma “se abbiamo fede non possiamo cedere alla paura e alla disperazione. Non dobbiamo cadere nella tentazione di chiuderci”.
“Il vaso è pieno!”. “Di fronte all’aumento dei costi che vi schiacciano, alle norme sempre più restrittive che vi vengono imposte, ai controlli permanenti, alle procedure amministrative eccessive, soffrite fino a gridare disperati”. Anche i vescovi francesi si schierano a fianco degli agricoltori. In una serie di messaggi e dichiarazioni pubbliche i vescovi scendono in campo assicurando la loro piena solidarietà ad un mondo agricolo in affanno
Si celebra il 27 gennaio il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto ma quest’anno cade in un clima surriscaldato da parole “distorte, fuori dal contesto, abusate e ribaltate”. Lo hanno più volte denunciato in questi giorni le comunità ebraiche. Mons. Ambrogio Spreafico: “Soprattutto nei tempi difficili siamo chiamati a continuare a fare passi di incontro e di dialogo. Ciò non significa essere d’accordo su tutto, ma nella differenza anche di giudizi e opinioni dobbiamo resistere alla deriva dell’impossibilità a parlarci, certi che sempre si possano trovare vie di confronto sereno e fecondo in un tempo in cui le divisioni e le contrapposizioni sembrano negare ogni dialogo sereno e costruttivo”