“Lo spazio è aperto in Russia all’ascolto di Papa Francesco. In Russia il Papa viene ascoltato”. Così l’arcivescovo cattolico di Mosca, mons. Paolo Pezzi, commenta le parole pronunciate ieri da Papa Francesco al termine dell’Angelus quando rivolgendo il consueto pensiero alla martoriata Ucraina e al ritiro dei russi dall’accordo sul grano, ha rivolto un appello “ai miei fratelli, le autorità della Federazione Russa affinché sia ripristinata l’iniziativa del Mar Nero e il grano possa essere trasportato in sicurezza”.
“Ancora una volta, osserviamo la Russia utilizzare il pane come arma. Nel passato, esattamente 90 anni fa, la carenza di approvvigionamento e la confisca del grano furono utilizzati come arma di distruzione di massa durante la grande carestia in Ucraina negli anni 1932-1933, causando la morte di milioni di pacifici ucraini”.
Odessa sotto attacco. Si contano i morti, i feriti. Viene colpita e distrutta dai missili russi anche la cattedrale ortodossa della Trasfigurazione, legata al Patriarcato di Mosca. Per fortuna, l’icona di Kasperov della Madre di Dio, che è la patrona della città, è stata estratta dalle macerie. Centinaia di cittadini si sono recati davanti alla cattedrale ed hanno pregato davanti all’icona messa in salvo. Il vescovo cattolico fatica a trovare le parole per descrivere quanto sta accadendo: “Non è una guerra, questo è terrorismo”, dice. E il metropolita ortodosso Agafangel di Odessa usa parola molto dure di condanna: “Qualunque sia lo scopo della cosiddetta vergognosa ‘operazione militare speciale’, nulla può giustificare l'uccisione e la violenza”
“Siamo arrivati a Kherson ieri ed abbiamo trovato una situazione catastrofica”. Parte da qui il racconto di Sebastiano Losi, uno dei tre volontari dell’Operazione Colomba, che si trovano attualmente in città. Sono impegnati proprio in queste ore, caschetto in testa, a recuperare il materiale rimasto illeso dalle fiamme divampate nella notte fra il 18 e il 19 luglio dopo il bombardamento della Casa della cultura di Kherson. Nonostante la distruzione delle fiamme, i bombardamenti continui e la distruzione provocata dall’alluvione, “la gente che è rimasta qui a Kherson, non ha intenzione di andare via adesso. Si va avanti con forza e resistenza”
Sono arrivati a Fiumicino 22 profughi afghani giunti con un volo proveniente da Islamabad grazie ai Corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant'Egidio, d’intesa con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. A questo primo gruppo si aggiungeranno, nei prossimi giorni, altre 20 persone. “Oggi inizia una vita nuova, ma non è una vita nell’ignoto. È una vita tra fratelli e sorelle, tra amici e familiari che vi aspettano. Siete in famiglia” ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, accogliendo i profughi
Pasquale Ferrara, attuale direttore generale degli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli esteri e della Cooperazione internazionale, commenta al Sir la "terza tappa" a Washington della missione di pace del card. Matteo Zuppi: "Papa Francesco desidera che la guerra finisca e finisca presto. Il suo obiettivo a breve termine è contribuire a creare le condizioni minime perché ciò avvenga. Ma non c’è pace senza giustizia e la giustizia è un tema fondamentale, visto che stiamo parlando della legittima difesa di un paese che è stato invaso. Questo è un punto importante"
Nella notte fra il 18 e il 19 luglio è stata bombardata la Casa della Cultura di Kherson, nel distretto di Korabelnyi, un edificio utilizzato dalla Chiesa Evangelica del posto come centro di raccolta e distribuzione di aiuti umanitari.
“In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro”.
Leader religiosi di Francia “impegnati da tempo nella concordia e nella fraternità, in questi tempi difficili per i quartieri delle nostre città e per il nostro Paese”, lanciano insieme un appello “al dialogo e alla pace”.