“All’inizio sognavamo di portare alla Gmg di Lisbona tra i 100, al massimo 200, giovani. Ma grazie a Dio ad oggi abbiamo circa 500 giovani dall’Ucraina che hanno espresso il desiderio di partecipare. Stiamo parlando di giovani ucraini che vivono in Ucraina”. A raccontare al Sir come stanno andando i preparativi dall’Ucraina della partecipazione dei giovani alla Gmg è padre Roman Demush, vice capo dell’Ufficio della pastorale giovanile della Chiesa ucraina greco-cattolica. A questo numero vanno aggiunti anche diversi gruppi di giovani che appartengono ai movimenti, agli ordini religiosi, dai salesiani ai redentoristi, alle diverse organizzazioni cattoliche presenti nel Paese. Forte sarà la partecipazione dei giovani ucraini provenienti da tutto il mondo, soprattutto dai Paesi d’Europa. Sono giovani profughi di guerra provenienti da Inghilterra, Polonia, Germania, Francia. Dall’Italia saranno 100 i giovani ucraini che parteciperanno alla Gmg
A Mykolaiv e Kherson, sebbene risplenda il sole di primavera, il ritorno alla normalità è solo apparente: lo testimoniano i due attacchi che ci sono stati nell’ultima settimana. Il primo a Mykolaiv, dove è stato colpito un palazzo storico di oltre 200 anni. Non è rimasto più nulla. Su Kherson, il 3 maggio, c’è stato un altro attacco “terribile e coordinato”. Hanno preso di mira supermercati e fermate dell’autobus
“L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo”.
“I giovani hanno molti meno problemi e quindi normalmente si incontrano e sanno trovare subito una lingua comune che non è solo quella della fede, sebbene certamente in primo piano, ma è anche quella della carità, del servizio, dell’accoglienza dell’altro. Una occasione come questa sarà per molti la possibilità di abbracciarsi perché adesso non è possibile farlo”.
Al via il 41° viaggio apostolico di Papa Francesco in Ungheria dove rimarrà a Budapest dal 28 al 30 aprile. Con mons. Tamás Tóth, segretario generale della Conferenza episcopale ungherese, ripercorriamo in questa intervista al Sir gli incontri in programma e i temi che saranno al centro di questa visita: la guerra, i poveri, i rifugiati, la famiglia. “È un grande onore ricevere il Santo Padre per la seconda volta Budapest”, dice mons. Tóth. “Al di fuori dell’Italia non c’è altro paese che il Santo Padre ha visitato due volte. E questo la gente, indipendentemente dalla religione o dalla confessione, lo ha capito”
“L’Europa forse potrebbe realmente fare qualcosa di più per la pace”. A richiamare la responsabilità dell’Europa per porre fine ad una escalation di tensione crescente tra Russia e Ucraina è mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca, interpellato dal Sir dopo il ritrovamento in una foresta a soli 35 chilometri a est da Mosca di un drone con un carico di 18 chilogrammi di esplosivo.
Sono arrivati questa mattina all'aeroporto di Roma Fiumicino 67 rifugiati, dei quali 20 minori, dal Corno d'Africa. È il primo viaggio reso possibile grazie alla firma del terzo Protocollo d'intesa tra Comunità di Sant'Egidio, Conferenza episcopale italiana, che agisce attraverso Caritas Italiana, e Governo italiano, per l'apertura dei Corridoi umanitari dall'Etiopia. Di nazionalità eritrea e sud sudanese, le persone giunte oggi a Roma, erano da tempo rifugiate in Etiopia e sono state, in gran parte, segnalate da parenti o amici che si trovano in Italia. Saranno accolte in diverse regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) e avviate immediatamente ad un percorso di integrazione.
“Per gli italiani è estremamente importante che i vari cammini spirituali di coloro che fanno parte della nostra nazione, diventino realtà che interessano la vita di tutti. Abbiamo bisogno di crescere nell’inclusione. Questo è un problema serio. E si cresce nell’inclusione in tanti modi. Uno di questi è prendere sul serio il cammino spirituale altrui, con il suo calendario, le sue feste, i suoi riti”.