Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio giustizia e pace: "Molte ragazze schiave non sanno nemmeno leggere e scrivere, è facile che cadano nel tranello… È necessario l'impegno delle istituzioni, delle forze di polizia in particolare, per contrastare la filiera del crimine, con una forte collaborazione internazionale tra paesi". Anche l’Italia è pesantemente coinvolta.
Sto mese, secondo la nostra tradission, xe el mese dei santi e dei morti, perché precisava fra Mario dei Canossiani, che ne acompagnava, (solo quei de quarta e quinta elementare), ne la visita al cimitero, no se trova santi vivi, i santi xe tuti morti e xe giusto ricordarli insieme.
Doveva essere eterno, invece crollo sotto l'onda pacifica di decine di migliaia di persone. Col Muro di Berlino viene meno un intero sistema che per mezzo secolo aveva bloccato l'Europa, frutto della contrapposizione tra comunismo e capitalismo. Ma quel muro è davvero caduto del tutto, nella percezione dei cittadini europei? E quanti altri muri resistono ancora o sono stati costruiti in questi 25 anni? Leggi lo speciale che la Difesa dedica all'anniversario.
Una rivoluzione germinata spontaneamente nella coscienza popolare, attorno a qualche parrocchia protestante e a mal tollerate associazioni di tutela dei diritti umani. Non solo a Berlino, ma anche a Dresda e a Lipsia. Fu tutto un movimento di popolo. E poi il miracolo dell'unificazione da parte del cancelliere Helmut Kohl e del suo ministro degli esteri Hans-Dietrich Genscher.
25 anni fa, quando andai a intervistare lo scrittore russo Andrej Pirlik, subito dopo il crollo del muro di Berlino, mi disse che l’esodo di massa, iniziato non appena dato l’annuncio dell’apertura delle frontiere, aveva soprattutto motivi economici: «La loro è un’economia alle corde. Chi vuole fare qualcosa vive nel vuoto». E poi pronosticava: «Ogni riforma passa prima o poi per l’abbattimento del muro di Berlino».
“Fughe dall’Est, accoglienza a Ovest: sempre meno frontiere. Tutti in Europa”. Così titolava la prima pagina della Difesa di domenica 12 novembre 1989. Nei numeri successivi, le tappe di una rivoluzione destinata a segnare la storia europea del Novecento.
La festa di san Martino a Tribano è da sempre vissuta nei valori della condivisione, della carità e del ringraziamento; non solo perché riunisce tutte le forze del volontariato religioso e laico del paese in un’unica coesione associativa, ma anche perché, nel vero spirito del santo, pone l’attenzione sui bisogni della comunità e sui suoi aspetti più marginali e semplici.
Una festa all’apparenza “piccola” ma in realtà carica di grandi significati. Sono le giornate che la parrocchia di Campo San Martino dedica alla memoria liturgica del suo patrono, il vescovo di Tours, ricordato nelle due messe del mattino e della sera di martedì 11 novembre.