Il calendario approvato dalla conferenza dei capigruppo del Senato prevede che, dopo questa prima settimana in Aula, la discussione generale sul ddl Zan prosegua alle 16,30 di martedì 20 luglio. Nel complesso sono oltre sessanta gli iscritti a parlare. Sempre martedì prossimo, ma alle 12, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti: un momento decisivo per verificare la possibilità di un accordo su una riformulazione del testo in esame, quello approvato dalla Camera nello scorso novembre con il sostegno di Pd, M5S, Iv e Leu
La riforma appena approvata è l'unica arrivata al traguardo tra quelle che avrebbero dovuto accompagnare e integrare la riduzione del numero dei parlamentari e allo stato appare improbabile che si riesca a ottenere qualche altro risultato. La stessa riforma elettorale, che pure non richiede il complesso percorso della revisione costituzionale e si può attuare con legge ordinaria, ogni tanto si riaffaccia nel dibattito pubblico ma poi scompare rapidamente dai radar
L'attuazione del Pnrr richiede uno sforzo eccezionale sul piano del coordinamento e dell'efficienza, ma deve rifuggire dalla tentazione statalista e tecnocratica.
La fine del blocco generalizzato dei licenziamenti, scattata con l'inizio del mese di luglio, è stata temperata dalle misure contenute nel decreto legge appena varato del governo che si sono aggiunte a quelle già adottate nel decreto “sostegni bis”. In quel provvedimento, mentre si eliminava il divieto di licenziare per le imprese dell'industria e dell'edilizia, considerati settori forti e già in ripresa, si rendeva disponibile fino al 31 dicembre la cassa integrazione “scontata” per le aziende che avessero comunque deciso di non licenziare. Per le piccole imprese e i servizi, invece, il blocco dei licenziamenti veniva prorogato fino al 31 ottobre. Con il nuovo decreto si è estesa questa proroga anche alle industrie del comparto tessile-abbigliamento-pelletteria.
Il via libera europeo al Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in un'Italia tutta “bianca”, la fine dell'obbligo generalizzato di indossare la mascherina all'aperto, indicano una svolta – concreta ma anche simbolicamente rilevante – sui due fronti principali che hanno visto duramente impegnato il Paese in questi mesi.
“Se c'è un accordo tra due parti e una delle due parti segnala il rischio di un conflitto prima che questo si consumi effettivamente, a me pare che si tratti di una forma di cooperazione, non di ostilità. Sarebbe stato molto più forte intervenire dopo per contestare una violazione”. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, commenta la nota vaticana a proposito del ddl Zan in materia di omotransfobia
Secondo una delle stime più prudenti, quella dell'Ufficio parlamentare di bilancio, i licenziamenti in arrivo dovrebbero essere circa 70 mila, quasi tutti nell'industria.
Che l'esperienza di un governo sui generis come quello guidato da Draghi avrebbe dato una scossa al sistema dei partiti era un esito largamente prevedibile. Meno prevedibile, forse, era la profondità di questo sommovimento e la sua trasversalità. “Il punto è che sta cambiando il mondo e il vecchio modo di fare politica, legato alle ideologie e alle oscillazioni dei sondaggi, non si sa fino a quando potrà reggere”, spiega al Sir Paolo Pombeni. “La novità – sottolinea – è che l'opinione pubblica sta mutando atteggiamento nei confronti della politica. Quando la percezione è che ci siano in campo soltanto chiacchiere, allora si finisce per scegliere chi ci sta più simpatico o più vicino ideologicamente. Ma quando si cominciano a vedere dei risultati concreti, allora è su questi che il consenso tende a coagularsi”
La ripresa in corso è importante soprattutto perché crea i presupposti per sanare le ferite economico-sociali provocate dalla pandemia, in particolare sul fronte dell'occupazione.