“Spesso ci sentiamo i padroni di Dio, i conoscitori perfetti della verità, mentre siamo solo dei pellegrini a cui è stata data la Parola, che è il Figlio di Dio incarnato, perché ciò che ci ha dato il dono di vivere nella gloria di Dio è solo frutto di grazia e di quell’infusione dello Spirito Santo che ci fa, appunto, spirituali. E in oriente, padre e madre spirituale sono il monaco, la monaca o comunque la guida di quanti cercano Dio”.
Sui media nipponici in questi giorni si rincorrono e si intrecciano ricordi e testimonianze di chi, in Giappone, ha avuto lʼopportunità di incontrare o conoscere Papa Francesco
La visita apostolica in Armenia nel 2016, gli appelli alla pace nella Regione del Caucaso meridionale, la tragedia umanitaria degli oltre 100mila sfollati dal Nagorno-Karabash. Ma soprattutto il coraggio di definire il massacro degli armeni “il primo genocidio del XX secolo”. “Papa Francesco per gli armeni è più che un Santo”, dice al Sir Sua Beatitudine Minassian Patriarca di Cilicia degli Armeni. “E’ un padre che si è speso e sacrificato per i suoi figli. Ieri la messa di Requiem in Vaticano cui abbiamo partecipato portando con noi questa intenzione di gratitudine a nome del popolo armeno”.
Da un lato vi è la speranza, quasi una vana utopia, di un’occupazione quanto più estesa, tutelata, stabile, dignitosa. Dall’altro, purtroppo, vi è il mondo del lavoro che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi decenni e che si caratterizza sempre più come ristretto, fragile, precario e povero. Servono retribuzioni che garantiscano una vita dignitosa, orari che permettano di coniugare il tempo di cura e il tempo del lavoro, tutele e sicurezze, un accesso per i più giovani e formazione gratuita e continua. Perché un lavoro “buono” porta ad una democrazia “buona” dove la realizzazione di sé porta a contribuire all’edificazione di una società più giusta e a relazioni umane più fraterne
Nella diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti è stata avviata, dal 2017, una cooperativa sociale di comunità che ha come obiettivi di fondo l’inclusione e l’integrazione di chi ha più difficoltà
“Da ‘Pellegrini di speranza’ continuiamo a metterci veramente in cammino con loro, proponiamo mete nuove o scopriamo insieme orizzonti nuovi”, spiega il coordinatore nazionale. “Policoro – osserva – è un segno di speranza concreta perché, in modo concreto, rinnova l’impegno a continuare a sperare in un mondo diverso” consapevoli che “stiamo vivendo un passaggio epocale: non si bada più alla quantità del lavoro ma alla sua qualità. E i giovani sono in prima linea su questo fronte”
“Quello che voglio mostrare è fino a che punto lui ha compreso che il suo lavoro era la sua missione, il suo lavoro di ogni giorno era la sua risposta all’amore di Dio, era l’espressione della sua preoccupazione per il bene degli altri. E per queste ragioni il lavoro stesso era la sua gioia, il suo alimento, il suo riposo”.
È stato montato il comignolo sul tetto della Cappella Sistina. Si tratta di uno dei momenti più iconici che ci accompagneranno nel periodo del Conclave, fino all’elezione del nuovo papa, il 267° successore di Pietro.
L’artista canadese Timothy Schmalz, autore di sculture come Homeless Jesus e Angels Unawares, racconta come il bronzo possa custodire nel tempo la visione di Papa Francesco. “Il suo messaggio vive in ogni opera che predica il Vangelo in silenzio, ovunque nel mondo”