Nemmeno nei momenti più acuti dell’emergenza la vita delle nostre parrocchie si è fermata. Pur senza poter celebrare messe né animare i patronati, le comunità cristiane hanno trovato mille modi per tessere legami, pregare, far breccia nella fatica dell’isolamento e condividere l’ansia per il futuro.
Il sociologo dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro individua punti di contatto con vicende come quella di Stefano Cucchi. E sulla base di una sua ricerca sostiene l’ipotesi di “una correlazione tra il modello addestrativo delle forze armate ed episodi di violenza sadica e di tortura”. Poi avverte: “Cambiare modello psicologico-educativo”
“I dati Istat sulle nascite, sul saldo naturale e sugli italiani che vanno all’estero a realizzare i loro sogni lavorativi e familiari sono impressionanti: il nostro Paese sta morendo. Nel frattempo, a livello politico e istituzionale si discute ancora delle coperture per l’assegno unico-universale”.
La tentazione di rimpiangere le cipolle d’Egitto è dietro l’angolo. Dai commenti che circolano, si evidenzia che oggi molti vorrebbero riprendere la propria vita come prima. È come se nulla fosse successo in questo tempo! La precarietà e la fragilità sono state sperimentate con intensità diversa da tutti e non è stato facile per molti scoprire i propri contorni limitanti, soprattutto quando è stato toccato il fango di cui siamo fatti. Ciascuno è stato costretto a fare i conti con gli effetti della pandemia, ha dovuto ridimensionare il delirio della propria onnipotenza, infrangere l’immagine intoccabile costruita nel tempo
Molti, nel corso degli anni hanno eseguito “Gabriel’s Oboe”, ma il celebre capolavoro ha fin dalla sua prima esecuzione un volto ben preciso, quello di Carlo Romano, per anni primo oboe solista dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai.