Questa pandemia che ci ha fermati e rinchiusi ci sta dando lezioni severe e importanti sul valore che dobbiamo riscoprire nella frequentazione dei nostri cari, troppo spesso incrociati di sfuggita nella vita ordinaria
“Spesso il mondo adulto esclude i più piccoli dall’evento-morte, e così la loro immaginazione costruisce uno scenario più inquietante della realtà stessa”. La psicologa Giuliana Guadagnini, che lavora con bambini e ragazzi della fascia 3-19 anni, spiega che è meglio raccontare cosa sta succedendo, senza eufemismi, e aiutare poi a conservare il ricordo della persona cara
La quaresima di questo tempo così sospeso tra incertezze, timori e domande, più che un cammino verso la Pasqua, sembra assomigliare a un lungo sabato santo. Il sabato del triduo pasquale è il giorno dell’«assenza» di Dio, è il giorno di quel grande silenzio che nessun gesto liturgico può in alcun modo sostituire.
«L’unità del popolo italiano consentì la rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra Nazione. La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunità».
Tante domande, e molte altre ce ne sarebbero, che nascono dall’esperienza prevedibile e al contempo inaspettata delle famiglie in difficoltà per il loro trovarsi perennemente riunite in quarantena. Domande che devono scomodarci, e indurci a risposte intelligenti che facciano dell’attuale crisi ben più di una malattia stagionale, ma un vero e proprio passaggio epocale a tempi più lucidi e rispondenti a una vita più umana
«Saletti voleva pregare, ma non credeva in dio». In un dialogo con l’amico Michele sbottò: “Che noialtri, lo sa perché ci fregano? Ci fregano perché non abbiamo il rito. Noialtri siamo senza il rito. Si rende conto? (…) Il rito giusto, il rito ateo, una volta o l’altra vuole imparato (…) Gli antichi, glielo ha mica imparato nessuno, il loro rito. Ed erano molto ma molto più ignoranti di noi. Ve lo dico: qui, se impariamo noi il rito, il mondo non è mica più lo stesso di prima. Noialtri ci vorrebbe qualcosa per dimostrare la nostra sensibilità. Altrimenti credono di averla solo loro, la sensibilità. I preti. E ci trattano da gente arida. Ma è colpa nostra. Avessimo il nostro rito, sarebbe più bello del loro» (M. SERRA, Cerimonie, pp.9-13).
Chiediti non di chi è la colpa, ma cosa puoi fare di tutto quello che stai vivendo, e come puoi usarlo per raggiungere al meglio la tua vera fisionomia di figlio di Dio