Accise, iva, bollo e pedaggi: l'automobile è sempre più un fardello per il contribuente.
Rimodulata la tassa sulla Panda, nella finanziaria 2019 rimangono un'imposta sui veicoli considerati inquinanti e un bonus per favorire l'acquisto di automobili ibride ed elettriche.
Nel mentre sono congelati per alcuni mesi gli aumenti dei pedaggi autostradali — ma non su tutte le tratte — e, fra le clausole di salvaguardia della manovra, compare anche un aumento delle accise sui carburanti per il 2020.
Mentre le commesse manifestano sul listòn, i clienti danno l'assalto alla merce scontata. È lo strano sabato che ha vissuto il centro di Padova, con le lavoratrici della Rinascente in sciopero e il negozio comunque affollato di clienti.
Più della mobilitazione poterono i cartellini promozionali, capaci di attirare acquirenti a caccia di risparmi sui prossimi regali di Natale.
«Per la Rinascente noi non siamo niente» si legge su altri cartellini, quelli appesi al collo delle scioperanti che distribuiscono volantini ai pochi passanti di via Cavour che decidano di sospendere per un attimo la loro corsa agli acquisti per ascoltarne le voci.
Inflazione sostanzialmente ferma, è questo il primo dato che appare confrontando ottobre con novembre, mentre rallenta su base annua rispetto alle previsioni.
Diverso andamento per importazioni ed esportazioni, entrambe in crescita, segno che i mali del paese sono — soprattutto? — all'interno dei confini nazionali.
Nel complesso è tutta l'economia italiana a flettersi e a contrarsi, subendo una serie di movimenti nazionali ed internazionali troppe volte contrastanti.
Ne hanno vendute oltre 12 mila solo nello scorso novembre, rendendola di fatto l'auto più amata dagli italiani, ma nelle ultime settimane qualcosa sembra essersi messo di traverso al cammino della Fiat Panda.
La supertassa voluta dal governo Conte, Salvini e Di Maio potrà arrecare danni alla produzione del veicolo più diffuso in Italia?
Abbiamo ripercorso gli ultimi anni di Panda, un modello prodotto in oltre 7,5 milioni di unità dal 1980, con gli operai e delegati sindacali di Fim Cisl che la costruiscono nello stabilimento di Pomigliano d'Arco.
Dalla sanità veneta all'Arpav passando per i bolli auto e l'oceano di scartoffie che ogni giorno l'amministrazione pubblica produce e digerisce, tutto finirà su cloud Google.
La rivoluzione presentata dal vicepresidente Gianluca Forcolin e dal country manager di Google Cloud Italia Fabio Fregi è molto più ampia di quello che si potrebbe immaginare: oltre 85 mila utenti vedranno il loro modo di lavorare rivoluzionato a partire dall'approccio verso i programmi.
A prescindere che ci si occupi di lavoro, urbanistica o sanità, insomma, tutti useranno gli stessi applicativi e questo dovrebbe garantire notevoli economie di scala.
Il commercio padovano perderà uno dei suoi pezzi più prestigiosi, il punto vendita Rinascente in Piazza Garibaldi.
Chi si aspettava un dietrofront della proprietà è rimasto, purtroppo, deluso: si chiude il 15 febbraio, senza possibilità di proroghe o soluzioni alternative.
Oltre alla perdita di oltre 50 posti di lavoro diretti più altre decine dell'indotto, il rischio concreto è quello di un buco nero nel cuore della città. Chi subentrerà a Rinascente in fuga da Padova?
Dimenticate, per un momento, le accise nostrane sui carburanti — quelle misure una tantum destinate, puntualmente, a diventare strutturali — ed immaginate di dover favorire la transizione ad un mercato dell'auto più consapevole: come fareste?
Ammesso e non concesso che i gillet gialli stiano protestando unicamente per il caro carburanti e non per sfogare una serie di frustrazioni eterogenee, la logica che muove l'Eliseo è chiara e semplice: punire chi più consuma per spingerlo verso soluzioni alternative, come l'ibrido o l'elettrico.
Il governo italiano fa propri gli ideali di quello francese ma — per il momento — tassa le auto inquinanti per favorire, attraverso incentivi piuttosto scarsi e contraddittori, quelle a suo avviso più ecologiche. Anche a gasolio.
I colossi dell'e-commerce hanno cambiato il mondo, ormai ne siamo tutti consapevoli: ciò che prima era impensabile oggi è diventato ordinaria amministrazione, compresa la perdita del pudore.
Qualche sera fa, il pubblico che assisteva al consiglio comunale di un piccolo paese del veneziano ha assistito allo spettacolo di un membro del consiglio intento a fare acquisti online nel pieno della seduta. C'è da capirlo, in effetti, la noia della democrazia si può alleviare solo con lo shopping.
Carta di credito alla mano, si compra di tutto e puntualmente lo si riceve a casa. Ma qual'è il rovescio della medaglia?
Ci siamo abituati, ad esempio, a considerare affidabili e attendibili le recensioni di ignoti acquirenti. Se un tempo diffidavamo anche della ricetta della besciamella che non fosse quella di nonna, oggi siamo pronti a dar retta a chiunque sembri autorevole.
Aumentano gli investimenti e chi vende lo fa alla ricerca di liquidità, sono queste le prime due indicazioni dell'analisi condotta dal gruppo Tecnocasa sul mercato immobiliare italiano e veneto nello specifico.
Se la provincia più cara del Veneto è Belluno, con 3228€ al metro quadro, Padova si colloca quasi a pari merito con Treviso: più economica di Venezia e Verona ma decisamente più cara di Vicenza e Rovigo.
A comprar casa in Veneto sono soprattutto coppie con figli e lavoratori dipendenti, non trascurabile anche la componente over 65 che spinge il 9.4% delle transazioni, un punto percentuale in più rispetto alla media nazionale.
Se integriamo il rapporto Tecnocasa con altri dati a nostra disposizione otteniamo un'immagine ancora a tinte fosche del settore: lontana dai fasti di qualche anno fa e con prezzi in calo in molti comuni del territorio.