Secondo un'indagine del Forum PA, il 94% dei dipendenti pubblici vorrebbe continuare a lavorare in smart working anche dopo la fine dell'emergenza coronavirus.
Dopo anni di diffidenze e ritardi tecnologici assortiti, anche le aziende italiane e i pubblici uffici hanno iniziato a prendere sul serio la rivoluzione digitale. Un cambiamento talmente radicale da spingere anche un hotel alle pendici del Monte Bianco a realizzare un minirifugio per lo smart working.
La crisi sta colpendo duramente il tessuto sociale e produttivo del territorio veneto, di fronte a questa emergenza la Fondazione cassa di risparmio di Padova e Rovigo non sta ferma a guardare ma destina altri 6,5 milioni di euro per finanziare la ripartenza, portando il totale delle risorse a circa 20 milioni.
Poche chiacchiere e tanto pragmatismo: così il settore auto sta tentando di rimettersi in moto, facendo sorgere un dubbio anche ai più riottosi: le grandi fabbriche sono più sicure delle piccole?
Nelle ultime settimane, ciclicamente, i media hanno dato notizia di rincari e speculazioni sulle mascherine. Comportamenti spesso disdicevoli, immotivati ma anche una potenziale risorsa per affrontare l’emergenza.
Non bastano le donazioni e le compravendite di materiale sanitario per riavvicinare la Cina al resto del mondo: con il dilagare della pandemia, l'economia ha subito una battuta d'arresto e i contrasti in politica estera e interna sono peggiorati.
Basteranno le rassicurazioni di Pechino per riprendere lamarcia?
Arrivato nella notte l'atteso ok della Commissione europea alle garanzie pubbliche al debito delle aziende, come previsto dal Decreto firmato dal Governo italiano solo qualche giorno fa.
Il lievito di birra è introvabile, le farine iniziano a scarseggiare e fioccano le ricette per preparare in casa pane e dolci senza bisogno di lieviti chimici.
Non è il primo effetto della crisi economica da coronavirus, anzi, è il suo contrario: anche gli italiani si sono riscoperti panificatori, pasticceri e fini gourmand, con buona pace delle scorte dei supermercati.
L’ultimo in ordine di tempo ad aver fatto sentire la sua voce è Mario Draghi, invocando un massiccio intervento pubblico, aumentando il debito.
Prima di lui si erano mossi ministri, presidenti e governatori di banche centrali nel tentativo di contenere gli effetti della crisi, iniettando miliardi di liquidità nell‘economia.