Nel giorno in cui Trump torna alla Casa Bianca e la tregua in Israele resta appesa a un filo, scelgo una buona notizia di casa nostra per rasserenarci.
Ma che Natale è stato? Poteva e doveva essere un “Natale diverso”, se si considera la cronica crisi identitaria dell’Europa, con Francia e Germania che fanno da traino economico, al giro di boa politico.
Vivere è anche condividere. E cosa c’è di più unificante delle tradizioni per condividere? Quello che siamo è frutto di quel bagaglio di ritualità, memoria e storia, che convergono sotto il tetto unico delle “tradizioni” che si rigenerano grazie alla ritualità delle nostre abitudini. Se ciò non avvenisse, si smorzerebbe lo spirito che alimenta le tradizioni medesime.
Non ci facciamo mancare nulla: dalle future Olimpiadi invernali di Cortina, alle piste da sci sintetiche in Altopiano, con le montagne sempre più a nostro uso e consumo. E per consumo s’intende quel turismo di massa che vede gli operatori del settore ancora più avidi in termini di numeri e guadagni.
“Magna e tasi!”. Chissà quante volte ce lo siamo sentiti ripetere questo motto veneto, che oggi ha un sapore tutto amaro, vedendo tutto ciò che di storico stiamo vivendo.
Diciamocelo: finalmente i giornalisti si sono accorti che gli artigiani si stanno estinguendo. Una notizia che ha scosso l’estate, riempiendo gli spazi dei telegiornali con un’ovvietà che è sotto gli occhi di un’intera nazione: la nostra. L’ovvietà è che di artigiani ce ne sono sempre meno. Chi resiste è alle strette. E non si trova quel ricambio generazionale di cui ci sarebbe bisogno.
Stenta la memoria umana a ricordare eventi alluvionali come quelli registrati a metà maggio in tutta l’area vicentina, veronese e padovana. Da una parte un copione già visto. Dall’altra, criticità che potrebbero aprire a sviluppi futuri.