Fatti | Dal Municipio al Campanile
Crescere, ma senza consumo. Il sindaco: «Per ottenere un incremento demografico non occorre nuovo cemento, ma avviare cantieri in aree già esistenti. L’integrazione passa dalla scuola, investiamo»
Stra si colloca come quella continuazione ideale tra Padova e Venezia. Il nome, del resto, pare derivare proprio da “strata”, la strada lastricata di epoca romana che collegava località di una certa rilevanza. E, di fatto, rappresenta efficacemente entrambe le realtà: se a livello amministrativo appartiene alla Città metropolitana di Venezia, in quello canonico è inglobata totalmente nella Diocesi di Padova, anche con le due frazioni San Pietro e Paluello. E, un po’ per questa sua posizione, costituisce pure il biglietto da visita della Riviera del Brenta: l’iconica Villa Pisani come segno più tangibile del passato nella Serenissima; i calzaturifici la cui pioniera fu la storica Voltan dal 1898; i canali. Dall’anno scorso la guida Andrea Salmaso, a capo di una civica di centrodestra. «Sono alla mia prima esperienza da amministratore e politico, come quasi tutta la mia maggioranza. Abbiamo preferito puntare sulle competenze tecniche e professionali, piuttosto che sull’esperienza politica». Salmaso mette in chiaro le priorità: «La popolazione complessiva, che si attesta attorno alle 7.600 unità, è stabile da tempo. Questo significa che l’invecchiamento della popolazione è molto più evidente che altrove. Per contrastare il fenomeno, cerchiamo di far arrivare nuovi residenti. E, per ottenere un incremento demografico, non occorre consumare suolo con nuove lottizzazioni, bensì avviare effettivamente i cantieri nelle aree edificabili esistenti. Più abitanti, significa per noi rilanciare molte attività commerciali e dell’economia locale». Anche perché la popolazione straniera esistente non avrebbe inciso più di tanto negli anni, perlomeno a livello di numeri. «Abbiamo soprattutto bengalesi, che lavorano nelle nostre fabbriche. Non ci sono mai stati problemi di convivenza, ma non possiamo considerarli neppure integrati, perché tendono a stare nelle proprie comunità, forse anche per le barriere linguistiche. Per questo, lavoreremo molto verso l’integrazione generale». Sarà fondamentale la scuola, su cui Salmaso e assessori stanno investendo molto: «Stiamo completando una nuova mensa scolastica, grazie a un bando di 800 mila euro per l’efficientamento energetico. Inoltre, realizzeremo un nuovo nido parrocchiale nella frazione San Pietro grazie ai fondi del Pnrr». Senza dimenticare il ruolo sociale del volontariato e dell’associazionismo, presente qui come in tutto il Veneto. «In primis, operano le realtà di sostegno agli indigenti, come le parrocchiali Caritas e Agape. Ma c’è anche il Lions Club. Abbiamo poi un’ampia offerta sportiva, che va dal calcio alla pallavolo e alle arti marziali. E che passa soprattutto per l’atletica leggera, sponsorizzata da campionesse come Manuela Levorato. A cui si aggiunge il tennis, con tanti tesserati fuori Stra». Un altro impegno fondamentale consiste nella valorizzazione dei prodotti locali, oltre il calzaturiero. «Abbiamo puntato alla gastronomia, con la registrazione del marchio “SentoRisiSentoBisi”. Il nome, che si basa sul gioco di parole tra “sento” di sentire e la pronuncia veneta del numero cento, si richiama alla tradizione dei dogi: per fare un piatto di risi e bisi occorrevano tradizionalmente cento piselli, i “bisi” appunto. Vogliamo promuovere tutto questo a livello comunale e non solo». Un processo che potrà avvalersi anche del Distretto del commercio, iniziativa avviata con la vicina Noventa Padovana. E della messa al bando di ogni forma di campanilismo.
Il parroco: «La conformazione di Stra porta, soprattutto i nuovi residenti, a frequentare altre comunità. Ci sono diversi stranieri, lavoriamo molto per favorire la conoscenza»
Una parrocchia con ufficialmente oltre 6.300 residenti, il cui territorio supera ampiamente i confini comunali e provinciali. E che ha per patrono la Natività della Beata Vergine Maria, con la chiesa dedicata e l’8 settembre come ricorrenza. «Stra include porzioni di Fiesso d’Artico, Vigonovo, Noventa Padovana e Vigonza» spiega don Mario Gazzillo, alla sua guida da novembre 2023, coadiuvato nelle funzioni liturgiche da don Emanuele Gasparini. Don Mario ha ricevuto il testimone da don Giovanni, suo predecessore per un ventennio. Ora si ritrova a gestire una situazione parrocchiale che, oltre ai cambiamenti in corso in molti analoghi contesti, è molto complessa anche dal punto di vista geografico: «La conformazione territoriale di Stra fa sì che molti residenti, soprattutto quelli che sono arrivati di recente, frequentino altre comunità – precisa lo stesso don Mario – Quindi, c’è una cospicua parte di stranieri, bengalesi, cinesi e dell’Est Europa, che convivono pacificamente con gli altri parrocchiani ma non seguono le nostre attività». Pertanto, il numero di praticanti e frequentanti risulta di fatto la metà: «Oltre tremila persone orbitano attorno a Stra. Di queste, più di qualcuna appartiene ad altre famiglie di stranieri, soprattutto nigeriani di confessione cattolica. Del resto, lavoriamo molto per favorire e incoraggiare le relazioni e la reciproca conoscenza. Il dialogo c’è con tutti, a partire dall’amministrazione comunale con cui i rapporti sono sempre stati distesi e con cui collaboriamo a più riprese». Per cui, niente realtà a comparti stagni, che non si parlano, né per quel che riguarda l’associazionismo né per altri ambiti. E, nel contempo, c’è una lotta senza quartiere alla solitudine. «Abbiamo un centro parrocchiale per tutte le età, con il bar gestito dal Circolo Noi, che non è mai vuoto; molteplici iniziative per gli anziani per evitare ogni forma di isolamento; un’associazione cattolica che segue sia bambini che adolescenti, con gli immancabili campiscuola a cui partecipo (quello delle medie propria la scorsa settimana, ndr); un’ottantina di bimbi alle nostre materne e una settantina alla catechesi; la Caritas che supporta le persone con maggiori difficoltà economiche e ha contribuito a coinvolgere, per esempio, molti africani nella parte liturgica. Non mancano mai, pertanto, le presenze alle nostre quattro messe del fine settimana». Una serie di sfide sociali importanti, che don Mario e i suoi collaboratori affrontano con ottimismo. Tuttavia, ce n’è pure un’altra di carattere più materiale: l’estinzione definitiva di alcuni debiti, contratti negli anni precedenti per eseguire lavori nelle strutture parrocchiali. «Si trattava di fondamentali interventi di manutenzione, alcuni dei quali partiti a metà degli anni Duemila – continua il sacerdote – Intendo la manutenzione effettuata in canonica, tra infissi e altro, e nelle scuole materne». E per entrambi gli edifici è attualmente in ballo il rifacimento dei coppi danneggiati dalla pesante grandinata di due anni fa. A queste si sono aggiunte, a partire dal 2017, le opere per rendere la chiesa accessibile ai disabili, come le rampe attorno alle scalinate. «Al 31 dicembre scorso avevamo contato poco più di 280 mila euro da estinguere: non una cifra astronomica e quindi più che fattibile da affrontare; ma dobbiamo contestualmente stare attenti ad alcuni impegni di spesa futuri. Per fortuna, non sono in previsione a breve altri lavori di così ampia portata».