Se mai un giorno papa Leone XIV, ovvero Robert Francis Prevost – di origini francesi e italiane per parte di padre – dovesse recarsi in visita alla basilica di Sant’Antonio (l’ultimo pontefice in preghiera all’Arca del Santo è stato San Giovanni Paolo II il 12 settembre 1982), rischierebbe d’imbattersi nelle spoglie mortali di quello che teoricamente potrebbe essere stato un suo lontano parente. Proprio nella basilica del Santo è infatti sepolto Jean Prévost (spesso citato senza l’accento acuto, proprio come il vescovo di Roma), botanico e medico svizzero, nato a Delémont (capoluogo del Canton Giura, ai confini con la Francia) il 4 luglio 1585 e morto a Padova il 3 agosto 1631. L’illustre scienziato è noto anche come Johannes Praevotius o Prevozio. Figlio di Thiébaud, Jean Prévost, educato dai Gesuiti in Borgogna e in Germania, si dedicò inizialmente a studi umanistici e filosofici. Ma, una volta approdato a Padova nell’ambito di una peregrinatio academica, nel 1604 ebbe la possibilità di frequentare le lezioni di Ercole Sassonia, uno dei grandi clinici del Rinascimento, che era professore di Medicina pratica e teneva i suoi corsi nel collegio Arquà, nei pressi della chiesa di Santa Caterina, in quella che oggi è via Cesare Battisti. Così Jean Prévost l’8 marzo 1607 ottenne allo Studio patavino il dottorato in Filosofia e Medicina. Nel 1611 fu nominato massaro per l’anatomia e nell’agosto 1612 ebbe l’incarico di medico della Natio Germanica, che godeva di particolari privilegi.
Nel marzo del 1613 il botanico e medico svizzero ottenne la cattedra ad tertium Avicennae librum. Nel suo testamento l’anatomista Girolamo Fabrici d’Acquapendente, allievo di Gabriele Falloppio (o Falloppia), affidò proprio a Jean Prévost il compito di curare la pubblicazione dei suoi manoscritti. Alla morte di Prospero Alpini, nel 1616, Prévost fu nominato prefetto dell’Orto Botanico e insegnò l’Ostensio simplicium. «L’Orto è quindi fin dall’inizio – ha scritto Elsa Maria Cappelletti Paganelli in un contributo pubblicato nel 1986 per il volume I Secoli d’oro della medicina. 700 anni di Scienza medica a Padova (Edizioni Panini Modena) – un’istituzione essenzialmente legata alla scienza medica. Alle piante medicinali sono dedicati gli interessi e le opere di molti Prefetti che si succedono nella direzione dell’Orto». Medici erano appunto Prospero Alpini di Marostica e Jean Prévost, che nel 1620 passò alla cattedra di Medicina pratica. Prévost morì in seguito all’epidemia di peste che imperversò nell’Italia settentrionale nel 1631. È l’epidemia di cui parla Alessandro Manzoni nei suoi Promessi sposi. A Padova i residenti, che prima della peste erano 30 mila, scesero a poco più di 12 mila. L’Università dovette sospendere le lezioni per due anni. La Natio Germanica fece seppellire il medico-botanico nella basilica di Sant’Antonio e fece dipingere il suo stemma all’Università. La prefettura dell’Orto venne offerta al medico danese Johan Rode. Rifiutò l’incarico, che venne assunto da Alpino Alpini, figlio di Prospero, che però morì nel 1637.
Come ricordano Lionello Puppi e Giuseppe Toffanin in Guida di Padova. Arte e storia tra via e piazze, Jean Prévost è uno dei 40 studenti stranieri illustri, provenienti da ogni parte d’Europa, ritratti a tempera – a figura intera – da Gian Giacomo Dal Forno nel 1942 in quella che, dopo la ristrutturazione voluta dal rettore Carlo Anti, è appunto nota come Sala dei Quaranta. Si tratta dell’antica aula Magna, che contiene la storica cattedra di Galileo Galilei. Il grande fisico e astronomo giunse a Padova nel 1592 per ricoprire la prestigiosa cattedra di matematica (la materia nella quale papa Leone XIV si è laureato alla Villanova University) e vi restò fino al 1610: è quindi possibile che Jean Prévost lo abbia conosciuto. Il più noto tra gli studenti famosi è quasi certamente Erasmo da Rotterdam che arrivò a Padova nel 1508 per accompagnare un figlio naturale di Giacomo IV di Scozia. Particolarmente noto, poi, è Niccolò Copernico, che nel 1501 studiò Medicina a Padova e due anni dopo si laureò a Ferrara.
Il compleanno numero 480 verrà festeggiato il prossimo 29 giugno. In quel venerdì del 1545 il Senato della Repubblica di Venezia deliberava infatti, come si legge nel decreto di fondazione dell’Orto botanico, la creazione di «un luogo idoneo nel quale si possa comodamente piantar, disponer et conservar li semplici acciò che con il senso et con la investigazione si possa perfettamente et con semplicità acquistar tale scientia». Veniva così accolta la richiesta di Francesco Bonafede (1474-1558), lettore dei “semplici”, cioè il docente che illustrava le virtù delle piante medicinali. Il primo prefetto, nel 1546, è Luigi Squalermo, che chiede che i rifiuti di Padova vengano portati all’Orto per essere utilizzati come concime. Nel 1561 gli succede Melchiorre Guilandino di Koenisberg, al quale viene affidato l’insegnamento definito “Ad Ostensionem Simplicium”, la prima vera cattedra di botanica. Dopo Giacomo Antonio Cortuso (1590-1607), nel 1607 al timone dell’Orto Botanico troviamo Prospero Alpini di Marostica, che compie un viaggio di tre anni in Egitto e nel suo De plantis Aegypti inserisce tra le specie officinali anche il caffè. Il decreto del doge Giovanni Bembo, del 14 gennaio 1616, affida il ruolo di prefetto a Giovanni Prevozio, nativo di Augst (Augusta Raurica, in Svizzera). Alla pratica straordinaria di Medicina gli venne aggiunta l’ostensione dei semplici, con un aumento di stipendio di sessanta ducati.
Gli studenti stranieri illustri dell’Università di Padova sono ritratti nella Sala dei Quaranta, l’antica aula magna, nel palazzo del Bo. Tra questi ci sono Galileo Galilei, Erasmo da Rotterdam, Niccolò Copernico e Jean Prévost.