Anche in Veneto il lavoro uccide, non solo nell’edilizia. I primi tre trimestri dell’anno, 54 vittime e altri 21 lavoratori che hanno perso la vita in itinere. Siamo la sesta regione nella “classifica” nazionale con Verona (17 infortuni mortali) davantia Treviso e Padova.
«L’incremento continua a emergere purtroppo nel panorama nazionale – afferma Mauro Rossato dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre – Crediamo che l’aumento del numero dei morti sul lavoro sia la conseguenza della ripresa economica e produttiva della nostra regione post-pandemia».
Ecobonus, soldi dall’Europa con le piccole e grandi opere stanno moltiplicando i cantieri. E le preoccupazioni sull’emergenza sicurezza: «Nell’edilizia c’è un incidente mortale ogni tre giorni – scandisce Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea-Cgil – Abbiamo già superato le vittime sul lavoro di tutto il 2019, per avere un confronto con un periodo non segnato dal lockdown. E mancavano tre mesi alla fine dell’anno. D’altro canto, contiamo 40 mila cantieri in più».
La stessa Ance, l’associazione dei costruttori, prima dell’estate squadernava un dato sintomatico: il 90 per cento delle imprese edili fattura meno di 500 mila euro con 2,6 dipendenti. Fenomeni consolidati, tendenze precise, realtà incontrovertibili non lasciano margini di equivoco. A rischio nei cantieri sono soprattutto i lavoratori nella fascia d’età 45-64 anni: troppo spesso ponteggi, tetti e gru diventano trappole per gli anziani che inseguono ancora la pensione. Nei primi due mesi dell’anno, il 43 per cento dei decessi in edilizia è di over 60, di cui tre ultrasettantenni.
Il lavoro “nero” continua a imperversare, mentre le garanzie di formazione e sicurezza troppo spesso non valgono per gli stranieri, in particolare per quelli provenienti dall’Est Europa. Infine, nell’edilizia italiana – di fatto – si muore esattamente come trent’anni fa: vite sospese ogni giorno, armando calcestruzzo o ristrutturando edifici.
Più in generale, è una strage. Quasi 1.200 morti, secondo Carlo Soricelli, presidente dell’Osservatorio indipendente di Bologna, metalmeccanico in pensione che dal 2008 registra online ogni episodio con tutti i dettagli: «I morti sui luoghi di lavoro sono sempre aumentati: quest’anno già 146 agricoltori schiacciati dal trattore. E in edilizia sono morti tantissimi lavoratori in nero.
Nelle aziende dove ci sono i sindacati le morti sul lavoro non ci sono, muoiono quelli in appalto che dipendono da ditte esterne». All’Osservatorio indipendente non tornano i conti rispetto ai numeri dell’Inail.
La ragione è semplice: «L’Istituto raccoglie le denunce che arrivano dal territorio, ma che rappresentano solo i propri assicurati – sottolinea Soricelli – Ci sono, invece, intere categorie e anche tanti lavoratori in nero che così non vengono conteggiati fra le vittime».
«Si registra un aumento del lavoro nel settore edile, tanto che spesso non si trovano né lavoratori da assumere, né macchinari o gru e ponteggi da affittare. L’attenzione alla sicurezza e agli investimenti in prevenzione sono stati considerati un costo nel periodo di crisi e oggi rischiano di essere visti come un orpello».