Ma che Natale è stato? Poteva e doveva essere un “Natale diverso”, se si considera la cronica crisi identitaria dell’Europa, con Francia e Germania che fanno da traino economico, al giro di boa politico.
C’è poi la guerra in Ucraina (al suo terzo anno) in attesa di una svolta e l’altro sanguinoso scontro con un numero esagerato di vittime civili, bersaglio degli implacabili israeliani che dopo aver espugnato la striscia di Gaza, hanno lasciato 45 mila morti a terra, violando, contro ogni legge internazionale, i confini di stati sovrani come Libano e Siria, senza che l’Onu abbia mosso un dito. Non era necessario “flagellarsi” per questo, ma bastava per non lasciarci indifferenti davanti ai fatti. Ora passata la “bolgia” dei festeggiamenti, i problemi di ieri, di oggi e domani si ripresentano, con l’incognita di un Trump che torna come “liberatore del mondo”, senza che si dimentichi quanto successe quattro anni fa, con l’assalto di Capitol Hill. In più, stavolta c’è l’ombra lunga di Elon Musk che, ricordiamolo, non ha ricevuto il suffragio popolare. Vi è poi la Siria, che è stata epurata in pochi giorni da un terrorista internazionale, che non ha esitato a indossare all’indomani della “facile vittoria”, una giacca e cravatta occidentale. Dall’altra parte Erdogan, che si appresterà a fare pulizia dei suo storici nemici curdi del Nord. Il vento di una storia che ci riporta alla “primavera araba”, pur sapendo cosa questo abbia portato dove è arrivato. Due sole voci, anziane entrambe, ci hanno però distolto dal nostro torpore festaiolo: papa Francesco e il presidente Mattarella. L’hanno fatto con la sola forza delle parole, anche se nel caso di Francesco resta martellante quanto inascoltato. Da loro è arrivato lo sprono su cosa stia avvenendo e avverrà, fuori dalle porte di casa nostra. Due figure diverse nei ruoli, a ricordarci che non è stato il “Natale normale” che abbiamo vissuto.
