Storie
Il sorriso …in una boccia. Claudia Targa e Riccardo Zanella, campioni di boccia paralimpica
Si può diventare campioni sportivi anche se non si riesce a muovere (quasi) nessun arto.
Si può diventare campioni sportivi anche se non si riesce a muovere (quasi) nessun arto.
Lo sanno bene due giovani padovani, Claudia Targa e Riccardo Zanella, che hanno inanellato successi su successi nella specialità delle bocce paralimpiche. Trent’anni lei e diciotto lui, entrambi tetraplegici dalla nascita, ne hanno fatto una grandissima passione dopo averle scoperte. Gareggiano per la stessa associazione, la Blue Angels di Vigodarzere, oltre che per la squadra nazionale. Chi è Claudia. «L’idrocefalo le ha lasciato strascichi pesanti, riesce a muovere appena le mani. Io e mio marito lo abbiamo scoperto dopo averla adottata, lei era nata da quaranta giorni, ormai non c’era più niente da fare» spiega sua madre, Sonia Bodo. Quelle mani però si sono rivelate fondamentali non solo per la sua quotidianità, ma anche per farle scoprire le potenzialità della pratica sportiva. «Dalla fine delle superiori (lo Scalcerle a indirizzo tecnico-economico, ndr) è assistita in un centro diurno a Camposampiero – prosegue la mamma di Claudia – A fine 2015 partecipa alla dimostrazione di bocce paralimpiche: è amore a prima vista, anche perché può competere in essa a tutti gli effetti. E nasce nello stesso periodo un’associazione padovana, la Orange Bowl di Maserà, dove può praticarla». Qui è stata tesserata fino alla fine dell’anno scorso. Per una serie di motivi, in primis la maggiore vicinanza a casa, abbiamo fondato nel 2022 una nostra associazione, la Blue Angels con sede a Vigodarzere dove siamo residenti. Siamo rimasti comunque in buoni rapporti con la Orange». Assieme al marito Loreno, Bodo è anche allenatrice di Claudia. «Passo veramente tanto tempo con lei. Nostra figlia si esprime solo attraverso frasi brevi e ha difficoltà a leggere l’ora, ma sa farsi capire molto bene sulle cose che le piacciono». Chi è Riccardo. Della nuova realtà Blue Angels fa parte anche Riccardo, residente alla Guizza con i genitori. «Ha avuto tanta fretta di venire al mondo ed è nato prematuro a ventisei settimane, pesava poco più di 4,70 ettogrammi – scherza il padre Marco – Il mancato apporto di ossigeno nella fase neonatale gli ha tolto gran parte della mobilità. Tuttora non riesce a spingere la carrozzina con le propria braccia, si sposta con quelle a motore». L’avvicinamento alla boccia è avvenuto grazie a qualche dritta nel luogo di cura. «Lo portiamo dal fisioterapista e veniamo a sapere di questa opportunità – prosegue il padre – A lui oltretutto piaceva da sempre tutto ciò che è rotondo così gliela facciamo provare appena possibile. Nel 2016, finalmente, la partenza vera e propria all’Orange Bowl, per poi passare anche noi alla Blue Angels». Da lì è cominciato un filone di crescita sportiva e di viaggi per i vari tornei che ha alternato alla scuola. «Frequenta il quinto e ultimo anno dell’istituto Valle a Padova. Non gli piace molto studiare di per sé, è appassionato però di informatica e pensa di continuare su questo ambito. Ama pure viaggiare e questo gli è stato possibile grazie alla pratica delle bocce: ormai è stato quasi in più posti di sua sorella che ha il doppio dei suoi anni», sorride il padre. Le bocce paralimpiche. Anche se dentro la stessa realtà associativa, Riccardo e Claudia competono in due categorie differenti. Le bocce paralimpiche si suddividono infatti in più sezioni in base alla gravità della disabilità: Bc1, Bc2, Bc3, Bc4. La “meno” grave è la Bc2 di Claudia, destinata a chi muove abbastanza agevolmente buona parte delle braccia e lancia la boccia in maniera autonoma. Segue la Bc1, in cui gareggia Riccardo, per chi ha ancora una padronanza quasi completa della mano. La Bc3 è invece riservata ai casi di immobilità maggiore: in questo caso gli atleti si avvalgono di un operatore che lancia la boccia al posto loro seguendone lo sguardo. Il Bc4, infine, comprende tutti coloro che sono costretti su una sedia a rotelle per incidenti e/o malattie degenerative. I futuri giocatori-atleti vengono inseriti in ciascuna sezione dopo la valutazione attenta di almeno tre persone. Per quel che riguarda i tornei, possono essere individuali, a coppie o a squadre di tre; in quest’ultimo caso, giocano assieme anche coloro che appartengono a categorie diverse e ci dev’essere almeno un componente per sesso. In ogni gara singola o a coppie il punteggio si determina dopo almeno quattro manche (o parziali), sei per le squadre, con l’eventualità di tie break in caso di parità. In ogni manche gli sfidanti hanno a disposizione sei bocce per colpire il boccino. La federazione di cui fanno parte si chiama “Boccia paralimpica”, è una branca della Federazione italiana bocce, dopo essere stata parte della Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali). «Il sistema sta crescendo – a parlare è direttamente Loreno Targa, padre di Claudia, divenuto istruttore di terzo livello sia per i normodotati che per i paralimpici – Tutto è partito grazie a un ragazzo disabile, Mauro Perrone, che di ritorno dall’Erasmus a Barcellona voleva far praticare questa disciplina anche in Italia». I risultati sportivi. Così come crescono le federazioni e le convenzioni nel Belpaese, crescono gli atleti. Claudia e Riccardo, non a caso, l’anno scorso si sono laureati campioni italiani nelle rispettive categorie. Contestualmente c’è stata e prosegue tuttora l’avventura nella nazionale: tra le tappe più significative, il bronzo per Riccardo nel primo Europeo da lui disputato a Zagabria; le partecipazioni di entrambi al World Boccia tra fine marzo e aprile scorsi, sempre nella capitale croata; l’ultimo Europeo, dal 5 al 12 agosto, a Rotterdam in cui non hanno portato a casa trofei ma hanno migliorato di molto il proprio ranking mondiale in base alle prestazioni (Claudia al 17° posto, risalita di quattro posizioni; Riccardo al 20°, addirittura di dodici); da ultimo, la vittoria a Campobasso dal 9 al 12 novembre nel campionato a squadre, impreziosita dal terzo posto italiano nell’individuale di Claudia. Secondo i genitori, tutto questo si riverbera nella quotidianità dei due giovani campioni paralimpici. «All’inizio per Claudia era soprattutto un gioco piacevole – commenta mamma Sonia – Poi, con l’intensificarsi delle competizioni, è aumentato il carico di preparazione: più allenamenti, maggiore intensità, più impegno in generale. Adesso sente di più lo stress agonistico, sente di dover dare il meglio di sé per vincere. Ma fa parte del mondo dello sport, lo vedo come un percorso di crescita. Specialmente in vista di sfide toste». «Per Riccardo la continuità è un toccasana per la salute – aggiunge papà Marco – Così non solo evita di irrigidirsi, ma si migliora a livello funzionale». L’obiettivo principale, ora, è disputare i mondiali paralimpici di Parigi previsti nel 2026.
La federazione italiana bocce (Fib) è unica, sia per normodotati che per atleti disabili. Un’ulteriore branca si chiama Boccia paralimpica. Quest’ultima per persone con disabilità è stata introdotta nel Belpaese da Mauro Perrone di ritorno dall’Erasmus a Barcellona, dove ha avuto modo di conoscerla e praticarla. Dopo un primo momento (2014-15) in cui sono state poste le basi organizzative e ne è stata fatta promozione, nel 2016 sono partiti i campionati veri e propri. Attuale presidente è Marco Giunio De Sanctis, il posto da Ct della Nazionale invece è vacante.
Claudia Targa ha 30 anni, dopo il diploma allo Scalcerle è ospitata in un centro diurno a Camposampiero. Ha conosciuto la Boccia paralimpica grazie a un incontro promozionale nel centro diurno. Gareggia nella categoria Bc2.
Riccardo Zanella è diventato maggiorenne quest’anno, frequenta l’istituto Valle e tra gli obiettivi, dopo il diploma, c’è il lavoro nel ramo informatico. Pratica la versione paralimpica della boccia dal 2016 nella categoria Bc1.
Fin dal 1981, le Nazioni Unite indicono ogni anno la Giornata internazionale delle persone con disabilità allo scopo di riconoscere e comprendere i problemi connessi e garantire dignità e diritti alle persone coinvolte.