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La prima domenica da papa di Leone XIV: mai più la guerra
Nella prima domenica da papa, Leone XIV ha intonato il Regina Coeli dalla loggia della basilica petrina e ha ripetuto l’invocazione di Paolo VI all’Onu
Nella prima domenica da papa, Leone XIV ha intonato il Regina Coeli dalla loggia della basilica petrina e ha ripetuto l’invocazione di Paolo VI all’Onu
«Mai più la guerra!” È il grido di Leone XIV nelle parole che pronuncia nel primo appuntamento con i fedeli di domenica scorsa, 11 maggio, per la recita – meglio per il canto, che intona – del Regina Coeli, la preghiera mariana che da Pasqua a Pentecoste sostituisce l’Angelus. È il grido di Paolo VI alle Nazioni Unite, 1965; ripetuto da Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI, da Francesco: mai più la guerra, avventura senza ritorno. Si affaccia dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, dopo aver rotto i sigilli all’appartamento papale nel Palazzo apostolico, e ricorda «l’immane tragedia della Seconda Guerra mondiale», finita ottant’anni fa «dopo aver causato 60 milioni di vittime». Oggi il mondo vive una terza guerra mondiale a pezzi, come ripeteva papa Bergoglio, uno «scenario drammatico» afferma; e si rivolge «ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: mai più la guerra». Il primo pensiero è per le «sofferenze dell’amato popolo ucraino» e chiede che si giunga «al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie». Poi ecco Gaza e il papa si dice profondamente addolorato per quanto accade in quel territorio: «Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi». Manifesta quindi soddisfazione per «l’annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan», e auspica che «attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole. Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo! Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace».
Pochi giorni fa abbiamo celebrato la resurrezione di Cristo e nella quarta domenica di Pasqua – la prima da pontefice per l’agostiniano Robert Francis Prevost – la liturgia riporta i fedeli, in un certo senso, indietro nel tempo, a prima della Pasqua, e forse li aiuta a capire meglio il cammino della Chiesa, del popolo di Dio. Gesù è in Sinagoga, nella festa della Dedicazione, e dice alle persone che ha intorno: «Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono». Siamo di fronte a una scena che si ripete nel tempo: c’è una parola, ci sono delle opere che parlano, e c’è l’incredulità, il rifiuto di vedere: non credete perché non fate parte del mio gregge. È la domenica del Buon Pastore e papa Leone afferma di considerare «un dono di Dio il fatto che la prima domenica del mio servizio come vescovo di Roma sia quella del Buon Pastore, la quarta del tempo di Pasqua». In questa domenica il Vangelo di Giovanni ricorda che Gesù «si rivela come il Pastore vero, che conosce e ama le sue pecore e per loro dà la vita». È la domenica in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, nel giorno in cui si celebra anche il Giubileo delle bande musicali e degli spettacoli popolari. Nel ringraziare i partecipanti, Leone XIV dice che «con la loro musica e le loro rappresentazioni allietano la festa, la festa di Cristo Buon Pastore: sì, è lui che guida la Chiesa con il suo Santo Spirito».
Torna quindi alle parole del quarto Vangelo, cita san Gregorio Magno per dire che «le persone corrispondono all’amore di chi le ama». Così prega «con voi e con tutto il popolo di Dio per le vocazioni, specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa. La Chiesa ne ha tanto bisogno». C’è un pensiero anche per i giovani e le giovani, perché è importante che «trovino, nelle nostre comunità, accoglienza, ascolto, incoraggiamento nel loro cammino vocazionale, e che possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli». Di qui l’invito ad «accogliere e accompagnare i giovani», di essere «gli uni per gli altri, ciascuno in base al proprio stato, pastori secondo il suo cuore, capaci di aiutarci a vicenda a camminare nell’amore e nella verità». Ai giovani ricorda, infine, le parole di san Giovanni Paolo II nel giorno d’inizio del pontificato: «Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!». Infine, è anche la domenica della festa della mamma e il papa ha per tutte le mamme un pensiero dedicato: «Mando un caro saluto a tutte le mamme con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo. Buona festa a tutte le mamme!».
Dopo la fumata bianca di giovedì 8 maggio, pochi minuti dopo le 18, e con l’affacciarsi sulla loggia di San Pietro nel tripudio di una piazza gremita, per Leone XIV sono iniziati i primi intensi giorni di pontificato. Tra gli appuntamenti più significativi c’è stata la messa con i cardinali nella cappella Sistina del giorno dopo e l’incontro con loro, nell’Aula del sinodo, sempre venerdì 9 maggio. Sabato 10, a sorpresa, il papa si è recato a Genazzano, piccolo paese nella città metropolitana di Roma e Diocesi di Palestrina, per visitare il santuario della Madre del Buon Consiglio, retto dagli agostiniani, già visitato più volte in passato dal futuro pontefice. Al rientro, il papa ha fatto tappa nella basilica di Santa Maria Maggiore dove si è raccolto in preghiera sulla tomba del suo predecessore papa Francesco, posando sulla lapide una rosa bianca, amata da Bergoglio.
Nella mattinata di domenica 11 maggio, papa Leone ha celebrato la messa presso la tomba di Pietro nelle grotte vaticane. Papa Prevost ha ricordato l’esempio di Paolo e Barnaba: «Vanno ad Antiochia, vanno prima dai giudei, ma loro non vogliono ascoltare la voce del Signore, e cominciano allora ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, ai pagani». Un invito alla missione universale della Chiesa che si realizza con coraggio: «Coraggio! Senza paura! Tante volte Gesù dice nel Vangelo: “Non abbiate paura”. Bisogna essere coraggiosi nella testimonianza che diamo, con la parola e soprattutto con la vita: dando la vita, servendo, qualche volta con grandi sacrifici per vivere proprio questa missione». E ha concluso: «Chiediamo al Signore che ci dia questa grazia di poter ascoltare la sua Parola per servire tutto il suo popolo».
Dopo sole 28 ore dalla sua elezione, al primo discorso ufficiale come vescovo di Roma e papa, Leone XIV parla di intelligenza artificiale. Spiegando il motivo della scelta di questo nome, il nuovo papa ha detto: «Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV […] principalmente perché il papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di Dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro». Cosa fa un papa e cosa fanno i cristiani? Abitano il loro tempo, annunciando il Vangelo, buona notizia per un’umanità che sempre deve essere custodita nella sua dignità, dentro un quadro sociale giusto e capace di garantire a tutti una esperienza lavorativa dignitosa. Cosa fa la Chiesa intera? Si interroga sui passaggi rivoluzionari della storia, quelli che chiedono particolare attenzione, anche una certa audacia nell’individuare strade nuove, e prima ancora parole e visioni adeguate. Cento anni fa Leone XIII, ora Leone XIV e tutti noi con lui. In questo esercizio di discernimento la Chiesa offre a tutti una sapienza bimillenaria che non propone risposte vecchie a domande nuove ma permette di condividere con tutti un cammino condiviso di ricerca verso il bene comune. Come a questo servizio contribuirà il nuovo vescovo di Roma lo vedremo nei prossimi mesi. Un punto di vista preciso, però, il papa lo ha già offerto nelle poche parole finora pronunciate. Quando parliamo di intelligenza artificiale la mente va subito a tecnologie avanzatissime caratterizzate da risultati innovativi e clamorosamente efficaci. Ci vengono in mente la Silicon Valley, potenti computer, incredibili robot, i viaggi su Marte e una medicina che, veramente, fa miracoli. Tutto vero: la nostra società occidentale sperimenta questo ben di dio tecnologico, frutto della nostra migliore intelligenza. Ma come vedono questo processo i poveri e gli scartati? Come reagiscono alla medicina fantascientifica che abbiamo i Paesi e le popolazioni in cui si muore ancora per la mancanza di una banale aspirina? Cosa pensano dei viaggi interstellari i ragazzi e le ragazze che ancora non possono andare a scuola nel villaggio più vicino? Le risposte sono più complesse di quelle che facilmente ci vengono alla mente; il fenomeno “intelligenza artificiale” è davvero globale e capace di attraversare e modificare (in senso positivo) culture, società ed economie molto diverse. Non è solo un fenomeno per ricchi e offre potenti soluzioni a basso costo anche per realtà più in sofferenza. Papa Leone sa però che è sempre presente il rischio di vedere le trasformazioni in atto solo dal punto di vista occidentale, iper ricco e ipertecnologico. Se davvero è necessario il contributo di tutti per comprendere una via umana all’intelligenza artificiale che custodisca il bene comune, allora il punto di vista dei poveri e degli scartati è decisivo. E se c’è una cosa che la sapienza bimillenaria della Chiesa può offrire, questa è esattamente l’attenzione a che questa voce non si perda, soverchiata da altre ben più forti e potenti. La rivoluzione digitale in atto che ha reso necessario un nuovo papa Leone impone anche questo servizio.
Andrea Ciucci Sir
Tra le prime telefonate di papa Leone XIV c’è stata quella con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che lo ha invitato a recarsi nel Paese che da oltre tre anni vive sotto la costante minaccia russa. Non è escluso che il nuovo papa decida di porre all’inizio della serie dei suoi viaggi apostolici proprio uno negli scenari di guerra che in questo momento insanguinano il pianeta. Accanto all’Ucraina, la Turchia rappresenta una meta centrale sia per la sua importanza strategica sullo scacchiere geopolitico mondiale, sia perché lì si trova Nicea, sede del Concilio ecumenico di cui quest’anno ricorre il 1700esimo anniversario.
Appena dopo aver appreso, non senza sorpresa, l’elezione del nuovo papa Leone, la redazione e l’amministrazione de La Difesa del popolo si sono messe al lavoro per raggiungere i propri lettori con un’edizione straordinaria del nostro settimanale diocesano tutta dedicata al nuovo pontefice. In otto pagine abbiamo racchiuso le prime parole del papa; il racconto dell’attesa e della gioia incontenibile dei fedeli raccolti in piazza San Pietro; gli auguri accorati del vescovo Claudio; l’analisi del padovano Lucio Nicoletto, vescovo in Amazzonia (il card. Prevost era anche presidente della Pontificia commissione per l’America Latina), della responsabile dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro, suor Francesca Fiorese, e del responsabile del Centro missionario, don Raffaele Coccato. L’edizione straordinaria è disponibile in formato digitale nel nostro sito e nella nostra app, mentre in cartaceo è stata inviata a tutte le parrocchie della Diocesi: i tempi di consegna delle Poste ci avrebbero fatto arrivare troppo tardi nelle case dei nostri abbonati. Se tuttavia desiderate avere una copia cartacea dell’edizione straordinaria comunicatecelo allo 049-8210065 o ad abbonamenti@difesapopolo.it