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Le infinite vie della Cina. Con la Nuova via della seta, Shanghai ambisce a un dominio su scala globale
Nel mirino, ora, l’America latina: materie prime, ma anche diplomazia sanitaria
Nel mirino, ora, l’America latina: materie prime, ma anche diplomazia sanitaria
One belt, one road (una cintura, una via) oppure cappio al collo? Il presidente cinese Xi Jinping nel settembre 2013 varava la Nuova via della seta da Shanghai a Berlino. In realtà, la “cintura” della Cina ambisce a un dominio planetario.
Sottolinea sul Manifesto Simone Pieranni, giornalista fondatore dell’agenzia China Files e autore del libro Red Mirror per Laterza: «Dal 2018 Obor (acronimo di One belt, on road, la Nuova via della seta ndr) è arrivata in America latina. Del resto, Huawei ha costruito il proprio impero partendo proprio da lì. E a Santiago del Cile si tenne il forum Cina-Celac (Comunità degli Stati dell’America latina e dei Caraibi). Il ministro degli Esteri, Wang Yi, aveva incoraggiato il multilateralismo, così orbitano in modo stabile intorno alla Cina soprattutto Venezuela, Bolivia ed Ecuador. E Bolsonaro, pur essendosi esposto contro Pechino in campagna elettorale accusando la Cina di “comprarsi il Brasile”, in realtà dopo l’elezione ha incontrato subito l’ambasciatore cinese».
Nel 2020 gli investimenti di Pechino nell’America del Sud hanno superato i 114 miliardi di dollari: energia, materie prime e trasporti i settori principali. E proprio il Brasile ha “incassato” oltre 40 miliardi di dollari. D’altro canto, il commercio bilaterale totale è passato da circa 3 miliardi di dollari nel 2001 ai 100 miliardi nel 2019.
«Pechino è la destinazione di un terzo delle esportazioni brasiliane – spiega su www.ispionline.it Antonella Mori, docente della Bocconi che guida il programma di analisi dell’Istituto per gli studi di politica internazionale dedicato all’America latina – La Cina è il maggior consumatore mondiale di minerale di ferro e niobio e il Brasile è il primo produttore di niobio e la terza fonte minerale di ferro. Allo stesso modo, la Cina ha bisogno della soia brasiliana per nutrire la sua popolazione».
Esattamente come in Africa, scatta però la “trappola del debito”: ai cantieri delle infrastrutture (autostrade, ferrovie, aeroporti) con gli investimenti cinesi corrisponde il debito che rende sempre più Pechino sovrana nel “cortile” degli Stati uniti. Fin dal 1994, China Development Bank e China Ex-Im Bank rappresentano il braccio operativo della finanza. E sono le banche che detengono i maggiori prestiti alla ventina di Stati sudamericani che hanno aderito alla Via della seta. In contemporanea, “saltano” le relazioni diplomatiche con Taiwan: è già accaduto per Panama, Repubblica domenicana ed El Salvador.
Infine, non va dimenticato il Messico. Dal 2002 State Power Investment Corporation Limited è una delle cinque principali società di produzione di elettricità in Cina (123 mila dipendenti, 179 milioni di dollari di profitti nel 2020). Spic ha acquistato la Zuma energia, azienda indipendente leader in Messico per le energie rinnovabili e coltiva progetti eolici, solari e idroelettrici in Brasile e Cile. Qian Zhimin, presidente di Spic, si è impegnato a promuovere l’energia alternativa pulita per l’economia messicana. In parallelo, la cinese Ganfeng Lithium ha programmato la realizzazione di un impianto di riciclaggio di batterie al litio a Sonora, stato nord-occidentale messicano.
E dentro la pandemia prende corpo la Via della seta “medica”: la Cina punta sulla diplomazia sanitaria con i vaccini Sinovac e Sinopharm, garantendo aiuti e materiale all’intero Sud America. Fa eccezione il Paraguay perché il governo di Asunciòn mantiene rapporti diplomatici con Taiwan. Tutto ben pianificato: Alibaba ha costruito magazzini di stoccaggio in Etiopia e a Dubai. In Brasile, Marocco e Indonesia, dove si sono tenuti i test clinici delle case farmaceutiche cinesi, sono previste le strutture per la produzione del vaccino anti-Covid.
La Cina ha la marina più grande del mondo, con circa 360 navi, rispetto alle 297 della flotta statunitense. Gli Stati Uniti però, contano 11 portaerei a propulsione nucleare che possono ospitare almeno 60 aerei. La Cina ha solo due portaerei, Liaoning e Shandong, alimentati da tradizionali caldaie a petrolio e trasportano da 24 a 36 caccia. Tuttavia ha un piano ambizioso per eguagliare la potenza degli Stati Uniti: è in corso la realizzazione di una terza portaerei, lunga circa 300 metri, che avrà una capacità di 40 aerei da combattimento.