Chiesa | Mondo
Misericordia e pace
"Fragilità e malattia sono esperienze che ci accomunano tutti - dice Francesco -; a maggior ragione, però, siamo fratelli nella salvezza che Cristo ci ha donato"
Chiesa | Mondo"Fragilità e malattia sono esperienze che ci accomunano tutti - dice Francesco -; a maggior ragione, però, siamo fratelli nella salvezza che Cristo ci ha donato"
“Viviamo questa Quaresima, tanto più nel Giubileo, come tempo di guarigione. Anch’io la sto sperimentando così, nell’animo e nel corpo”.
È a Santa Marta Papa Francesco, settimo Angelus con il solo testo diffuso, senza nemmeno quel breve saluto come domenica scorsa, quando si è affacciato dal balconcino del Gemelli. Nel testo il Papa ringrazia “tutti coloro che, a immagine del Salvatore, sono per il prossimo strumenti di guarigione con la loro parola e con la loro scienza, con l’affetto e con la preghiera”. Quindi sottolinea che “fragilità e malattia sono esperienze che ci accomunano tutti; a maggior ragione, però, siamo fratelli nella salvezza che Cristo ci ha donato”.
Domenica in cui la liturgia ci propone il brano famoso del figlio prodigo, o forse dovremmo dire del padre misericordioso. La storia la conosciamo bene: il figlio minore chiede al padre la parte del patrimonio che gli spetta; poi lascia la casa per un altro paese, spende tutti i beni ricevuti, va a lavorare come servo e quindi torna dal padre e gli chiede di essere accolto come servo. Luca ci dice che il padre quando “lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”. Alla richiesta del figlio di essere accolto come servo la risposta del padre è in tre segni: l’abito della festa, innanzitutto, cioè l’abito del padrone, del signore della casa, non del servo; quindi, l’anello, probabilmente quello con il sigillo della famiglia, ecco che torna ad essere il figlio rispettato e amato nella sua dignità; infine, i sandali segno di un uomo libero perché i servi sono scalzi. Quindi il vitello grasso ucciso per la festa del ritorno, simbolo della Pasqua celebrata al termine del lungo e faticoso cammino del popolo di Israele uscito dall’Egitto. E poi c’è il figlio maggiore che si lamenta con il padre e critica la festa in onore del fratello: “ti servo da tanti anni” e non mi hai “mai dato un capretto per far festa con i miei amici”. Gli risponde il padre: “tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Il padre, ci dice Luca, è sempre pronto a perdonare e soprattutto ‘spera contro ogni speranza’.
Per san Giovanni Paolo II, il minore, scrive nella Dives in misericordia, “è in un certo senso l’uomo di tutti i tempi” e la parabola “tocca indirettamente ogni rottura dell’alleanza d’amore, ogni perdita della grazia, ogni peccato”. Commentando il brano di Luca, Benedetto XVI sottolinea come i comportamenti dei due fratelli sono modi immaturi di rapportarsi con Dio, perché “solo sperimentando il perdono, riconoscendosi amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, ma anche della nostra giustizia, entriamo finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio”.
Nelle parole preparate per l’Angelus non manca nemmeno la preghiera per la pace. Non solo Ucraina, Palestina, Israele, Libano, Repubblica Democratica del Congo e Myanmar, “che soffre tanto anche per il terremoto”. Francesco segue “con preoccupazione” la situazione in Sud Sudan; come non ricordare l’incontro, l’11 aprile di sei anni fa, con i leader delle diverse fazioni e quell’inginocchiarsi per baciare i loro piedi e chiede la fine dei conflitti e l’inizio della pace; nel febbraio del 2023 Francesco ha visitato il paese rinnovando l’appello alla pace. Appello che ripropone nelle parole scritte per l’Angelus, chiedendo ai leader di porre “il massimo impegno per abbassare la tensione nel Paese. Occorre mettere da parte le divergenze e, con coraggio e responsabilità, sedersi attorno a un tavolo e avviare un dialogo costruttivo. Solo così sarà possibile alleviare le sofferenze dell’amata popolazione sud-sudanese e costruire un futuro di pace e stabilità”.
Anche in Sudan” la guerra continua a mietere vittime innocenti”. Francesco esorta le parti in conflitto ad avviare “al più presto nuovi negoziati, capaci di assicurare una soluzione duratura alla crisi. La Comunità internazionale aumenti gli sforzi per far fronte alla spaventosa catastrofe umanitaria”.