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Rubriche | I Blog/Il tasto (giusto) - Ernesto Milanesi

mercoledì 31 Luglio 2019

Se un decoder ti “legge” nel cervello

Prototipo finanziato da FB. “Ci avviciniamo alla caduta dell’ultima frontiera nella libertà di pensiero”

Ernesto Milanesi
Ernesto Milanesi
collaboratore

La notizia è apparentemente “scientifica”. Pubblicata dalla rivista “Nature Communications”: si tratta del prototipo di un decoder capace di leggere l’attività neuronale. Per ora, ricostruisce e trascrive, in tempo reale, frasi dal cervello durante un dialogo semplificato.

Ma secondo Edward Chang della University of California di San Francisco, il dispositivo in un futuro non troppo lontano sarebbe addirittura in grado di tradurre i pensieri del nostro cervello in parole, direttamente e senza mediazioni.

Peccato che il “team” di accademici californiani sia finanziato da Facebook Reality Labs. Già nel 2017 Mark Chevillet, il direttore della ricerca che fa capo a Mark Zuckerberg, sosteneva che nel giro di due anni la “tecnologia non invasiva” sarebbe stata in grado di leggere 100 parole al minuto attingendo all’attività cerebrale.

Si squaderna uno scenario tutt’altro che pacifico.  Nita Farahany, 41 anni, che siede nella cattedra di legge e filosofia alla Duke University e che nel 2010 era stata chiamata da Obama nella Commissione presidenziale di bioetica, è esplicita: «Il cervello è un posto sicuro per la libertà di pensiero, la fantasia e il dissenso. Ci avviciniamo alla caduta dell’ultimo muro, l’estrema frontiera, in assenza di limiti. I nostri cervelli necessitano di una protezione speciale, se possono essere “hackerati” come fossero dati informatici. Una grave minaccia per tutta l’umanità».

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