Tutta la devozione per santa Tecla nel nuovo libro di don Bruno Cogo

Il nuovo volume del direttore dell'ufficio per i beni culturali della diocesi di Padova ripercorre con acribia tutte le manifestazioni della profonda devozione per la protomartire condotta alla fede cristiana dallo stesso san Paolo. Una devozione arrivata nel Padovano probabilmente da Aquileia che qui ha conosciuto grande seguito e che nella Este che vide il proprio duomo promosso a chiesa abaziale l'abate poteva portare raffigurata nel suo pastorale.

Tutta la devozione per santa Tecla nel nuovo libro di don Bruno Cogo

La chiesa occidentale la ricorda il 23 settembre e la parrocchia del duomo di Este da sempre solennizza in questa data la sua patrona, santa Tecla.

Quest’anno, in attesa di veder tornare la grande pala di Giambattista Tiepolo dal lungo restauro, la comunità può gustare il volume che don Bruno Cogo, vicario parrocchiale estense oltre che direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, dedica a Santa Tecla nella città di Este. Iconografia e storia. La pala del Tiepolo e le altre memorie (pp 172).

In questo saggio, con l’acribia che lo contraddistingue, lo studioso ha raccolto tutte le notizie sulle innumerevoli raffigurazioni e menzioni che nei secoli la parrocchia ha dedicato alla patrona. Si parte dalle notizie storiche e leggendarie su questa vergine e protomartire originaria da Iconio, attuale Turchia, vissuta nel primo secolo dell’era cristiana, convertita dalla predicazione di san Paolo, perseguitata per la sua fede e per la sua scelta di verginità consacrata.

Purtroppo le notizie storiche, che sostenevano uno dei culti più antichi, documentati e diffusi dei primi secoli, sono state “oscurate” da una biografia romanzata, gli Acta Pauli et Teclae, scritta da un presbitero orientale eccessivamente devoto nei confronti di san Paolo, che poi fu costretto a riconoscerne la falsità e per questo sospeso dal suo ufficio.

Rimane il fatto che la devozione a santa Tecla persistette vigorosa anche in Occidente e che la sua iconografia si avvalse anche degli elementi leggendari: il rogo e l’esposizione alle belve feroci da cui sarebbe uscita illesa. Anche a Padova c’è la traccia di un culto antico a santa Tecla, probabilmente di derivazione aquileiese o veneziana, perché è effigiata nel “paradiso” dipinto da Giusto de’ Menabuoi a sinistra della Vergine.

A Este, la ricerca minuziosa di don Bruno ha evidenziato come nelle piccole e nelle grandi cose la devozione fosse sentita, maturata, vissuta e lo sia ancora adesso. A parte i grandi capolavori, sono emersi tanti documenti poco noti che lo testimoniano, dalle immaginette dell’Ottocento ai sigilli del duomo, fino all’ex voto del 1824 per l’incendio del teatro Sociale di Este.

La devozione ha momenti storici importanti, come il voto per la peste del Seicento: rimangono alcuni elementi che facevano parte della cappella votiva di santa Tecla nel duomo vecchio e il quadro votivo del 1630. Il duomo ha naturalmente numerose opere insigni, alcune poco note come il telero ovale di Jacopo Amigoni al centro della cupola o la carretta processionale, e le lampade votive.

Quando Este è stata eretta chiesa abbaziale l’abate aveva il permesso di portare il pastorale, con effigiata la statuetta di santa Tecla, che si trovava anche sul bastone del cerimoniere. Santa Tecla è effigiata perfino sulle campane. Anche l’archivio parrocchiale conserva tanti documenti, tra cui i libretti dell’officio proprio, una vita e un triduo scritti da Francesco Panella agli inizi dell’Ottocento, e il primo spartito della casa editrice musicale Zanibon di Padova che è la Messa prima breve e facile in onore della protomartire santa Tecla scritta da Ermenegildo Paccagnella.

Altre immagini della patrona si trovano nella chiesa della Madonna della Salute, nel salone del consiglio municipale, nel privilegio della città Atestina, insieme al leone di San Marco, nella biblioteca del Gabinetto di lettura, nel Monte di pietà. A santa Tecla è ancora intitolata la casa di riposo partita nell’Ottocento nel fabbricato adiacente alla chiesa della Madonnetta. L’ultimo capitolo del libro è dedicato al delicato trasporto e restauro della pala del Tiepolo.

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