Bcc, Piove e Sant'Elena pronte alla fusione. Crediveneto in piena crisi

Avviato con le assemblee ordinarie il percorso che porterà alla fusione tra Piove di Sacco e Sant'Elena. Le due banche daranno vita al più importante soggetto creditizio padovano. Una quarantina di sportelli tra Chioggia, la città, l’area termale e la Bassa. L’operazione potrebbe concludersi entro l’anno, dopo il parere favorevole dei soci. Intanto a Montagnana è piena crisi per Crediveneto.

Bcc, Piove e Sant'Elena pronte alla fusione. Crediveneto in piena crisi

Potrebbe veramente essere la volta buona.
Il credito cooperativo padovano (ma anche veneto) dopo anni di sofferenza un po’ immobile, mitigata a livello locale soltanto dalla nascita di banca Annia (fusione nel 2013 tra le Bcc di Cartura e del Polesine), ma segnata dalla perdita dell’Atestina e soprattutto dell’Alta, nel giro di qualche mese dovrebbe riposizionarsi sullo scenario del sistema bancario di casa con un nuovo soggetto, in grado di rappresentare un vasto territorio provinciale e soprattutto di avere quella solidità e capacità operativa che da più parti e da tempo viene sollecitata e che la nuova legge, approvata proprio in questi giorni anche dal senato, sembra imporre.

Dopo una gestazione di un paio d’anni, infatti, pare proprio che la bcc di Piove di Sacco e quella di Sant’Elena abbiano deciso di fondersi.
A fine febbraio, i due consigli di amministrazione hanno formalizzato tale volontà; i passi seguenti saranno ora la stesura di un piano industriale, che dovrà essere sottoposto all’approvazione della Banca d’Italia, un passaggio in camera di commercio, e quindi due assemblee straordinarie dei soci per approvare l’operazione. Calendario alla mano, le due banche pensano di poter compiere l’operazione addirittura entro il 2016.

In queste settimane (il 10 aprile Piove, il 17 Sant’Elena) si sono svolte le assemblee ordinarie delle due bcc, durante le quali è dato l’annuncio ufficiale dell’avvio delle pratiche di fusione.
Le reazioni, sia della base sociale che degli osservatori, sono tutte all’insegna di un chiarimento decisivo: si tratta di una fusione “alla pari” o di un intervento di uno dei due soggetti coinvolti per salvare l’altro in difficoltà?
Su questo non paiono esserci dubbi: le due bcc padovane si mettono insieme semplicemente nella prospettiva di creare una nuova banca, che copra un ambito già ora contiguo, che andrebbe dalla Bassa, dall’Estense, all’area di Chioggia, fino a Padova città, realtà che pare interessare molto. Complessivamente la nuova cooperativa potrebbe contare su una quarantina di sportelli, 8 mila soci, oltre 350 dipendenti.

È pur vero che Piove e Sant’Elena giungono a questa vigilia di un passo decisivo per la loro storia con bilanci diversi.
Il 2015 per la banca della Saccisica è stato una stagione “normalmente difficile”, visti i tempi, ma la banca guidata la Leonardo Toson ha chiuso comunque in attivo di oltre 2 milioni di euro.
Più complicata la vicenda della Sant’Elena, che invece presenta un consuntivo in affanno di 26,7 milioni di euro. Certo che la cooperativa della Bassa è solida, soprattutto dal punto di vista patrimoniale (oltre 75 milioni) e il passivo appare frutto di rettifiche e aggiustamenti imposti da un’opera di pulizia di crediti e sofferenze.
«Si è trattato di un anno particolarmente difficile e complesso – spiega il presidente, Gianni Pavanello – che ha visto sommarsi più circostanze sfavorevoli: il deterioramento dei crediti, una redditività sempre più compressa a causa di tassi d’interesse mai storicamente registrati prima d’ora e non ultimo il salvataggio delle quattro banche italiane in default, le ormai note Etruria, CariFe, CariChieti e Marche».
«La copertura al 63 per cento delle sofferenze, superiore alla media del sistema bancario nazionale, – precisa il direttore di Sant’Elena, Michele Risi – che la banca ha potuto rendere disponibile beneficiando di rilevanti scorte di patrimonio, ha permesso di mettere fine a quel lento stillicidio dato dalla continua perdita di valore dei beni a garanzia delle operazioni di credito deteriorato. Tuttavia l’importante svalutazione dei crediti, che ha comportato la contrazione del patrimonio da 100 milioni di euro agli attuali 76, non ha minimamente messo in discussione la solidità della nostra banca che vanta un indice, il tier 1 (principale indicatore patrimoniale), pari a 13,93 per cento contro il 12,3 del resto del sistema».

Comunque, difficoltà del momento a parte, si guarda avanti.
Il presidente della bcc di Piove, Leonardo Toson, in assemblea lo ha detto chiaramente: «Nessun tradimento dello spirito del credito cooperativo, anzi un rafforzamento. Vogliamo dare vita a una nuova banca che per posizionamento territoriale, capacità di ottimizzare le spese, potenzialità nello stare sul mercato, possa essere ancora, come siamo sempre stati, il riferimento di imprese, famiglie e comunità locali. I tempi sono cambiati e dobbiamo farlo anche noi, senza tradimenti».

Tempi difficili invece per Crediveneto, la banca di credito cooperativo con sede a Montagnana e attiva, con 27 sportelli, anche nelle province di Verona, Vicenza e Mantova.
Dopo i feroci interventi degli ispettori della banca d’Italia, il bilancio si presenta molto pesante e soprattutto pare inevitabile che si proceda a un taglio del personale. Gli esuberi, tra i 199 gli addetti complessivi, riguardano un’ottantina di dipendenti.
Al 31 dicembre 2015, il totale degli impieghi di Crediveneto ammontava a 851 milioni di euro con una raccolta di 1,125 miliardi e un tasso di copertura delle sofferenze di oltre 48 per cento; ma il “rosso” è preoccupante, la inevitabile riduzione del patrimonio consistente. Le valutazioni che emergono dal bilancio 2015 e tuttora in corso nel 2016 confermano la necessità di procedere a un ridimensionamento dell’intera struttura, in un’ottica di prevenzione e di salvaguardia del territorio servito dalla banca, ricomprendendo anche una drastica razionalizzazione dei costi aziendali.

Sul fronte Crediveneto si sta muovendo alche la federazione regionale del credito cooperativo.
«Quello che ci siamo impegnati a portare avanti – spiega il presidente, Ilario Novella – è un intervento di sistema, per tutelare la clientela della banca. Metteremo pertanto in campo tutte le azioni necessarie, utilizzando gli strumenti e le società a disposizione del movimento cooperativo per supportare Crediveneto. I sacrifici che sono richiesti per portare a termine l’operazione sono necessari per far rientrare la banca nei parametri che rendano possibili operazioni successive di aggregazione o di messa in sicurezza della bcc».

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