Così cambia la Germania: l'islam cresce, le chiese si svuotano

Che sia per convinzione, che sia per sfuggire al censimento che, per legge, fa scattare la tassa sulla fede, il 60 per cento dei berlinesi si dichiara ateo. I cristiani sono poco più di un terzo e le chiese (comprese quelle protestanti) si svuotano e diventano residence o centri culturali. Mentre la presenza islamica, tra moschee, associazioni e agenzie, è sempre più evidente. Così cambia la Germania che si prepara alle elezioni del 2017.

Così cambia la Germania: l'islam cresce, le chiese si svuotano

È la Germania “sconosciuta”, che da noi sembra non far mai notizia – nel gioco della politica come nelle pieghe di Berlino – se non quando un evento terribile viene a sconvolgerne la normale tranquillità.
Il 12 febbraio l’assemblea federale (Bundesversammlung) voterà il nuovo presidente della Repubblica federale. Il nome del successore di Joachim Gauck è scaturito dopo mesi di trattative “italiane” all’interno della Grosse Koalition fra Cdu, Csu e Spd. C’era Wolfgang Schäuble, il “falco” delle finanze, che ambiva alla massima carica istituzionale. Invece, ha prevalso Frank-Walter Steinmeier: 60 anni, ministro degli esteri, socialdemocratico della Bassa Sassonia, fedelissimo di Gerhard Schröder.

Angela Merkel, di fatto, ha dovuto incassare una sconfitta.
Voleva un presidente senza identità di partito. Immaginava uno scienziato in senso stretto. Ha commentato così con una punta di malizia “andreottiana” la scelta di Steinmeier: «Una decisione ragionevole. Sei anni fa ha donato un rene alla moglie Elke, ma sono persuasa che ce la può fare…».
La cancelliera ormai si prepara alle elezioni dell’autunno 2017. Nella Spd, invece, è in atto una “guerra strisciante” per conquistare la virtuale alternativa a Merkel. Da una parte, Sigmar Gabriel: vice cancelliere che potrebbe anche occupare la poltrona degli esteri liberata da Steinmeier. Dall’altra, Martin Schulz: mancato premier della commissione Ue, costretto ancora a presiedere l’Europarlamento.

Il braccio di ferro è soprattutto fra la Spd della Bassa Sassonia e del Reno.
Sono gli ultimi Land “rossi”, ma lo scenario degli ultimi test (compresa Berlino) si rivela tutt’altro che incoraggiante. Il partito del Nord-Reno Vestfalia (17,5 milioni di abitanti, il più popoloso della Germania) sostiene apertamente Gabriel con l’endorsement della governatrice Hannelore Kraft. Ma in Bassa Sassonia (8 milioni, seconda regione per estensione), rivela Süddeutsche Zeitung, la riunione interna dei deputati a inizio ottobre non è riuscita a sciogliere la riserva sulla nomina di Gabriel. «Scelta non popolare» è la motivazione non proprio diplomatica.

Berlino, tra politiche ecologiche e convivenza religiosa
Intanto a Berlino il voto amministrativo di settembre ha confermato il sindaco Michael Muller della Spd, sostenuto dalla maggioranza “rossoverde” con Linke e ecologisti, con un programma che, fra l’altro, punta a eliminare il riscaldamento a carbone sempre attivo nelle abitazioni ex Ddr.

Ma l’orso di Berlino resta soprattutto alle prese con i problemi legati all'islam, in una capitale europea sempre più secolarizzata. In base al censimento che, per legge, fa scattare la tassa sulla fede, il 60 per cento dei berlinesi si dichiara ateo, agnostico, estraneo non solo al monoteismo. I cristiani sono poco più di un terzo e le chiese (comprese quelle protestanti) si svuotano e diventano residence o centri culturali.

E le moschee?
Tra la piscina pubblica di Kreuzberg e la biblioteca americana, al piano terra della palazzina ottocentesca affacciata su Gitschiner Strasse, opera Islamic Relief Deutschland.
È una delle sei succursali tedesche dell’agenzia di soccorso islamica. Offre la possibilità di finanziare il pacchetto viveri con 45 euro oppure regalare giocattoli ai bambini donandone 22. Con la Zakat ul Fitr, la carità islamica (8 euro), si può pagare il pasto a un indigente.

Flughafen strasse, 43, trecento metri dal municipio di Neukölln. Dal 2010 è l’indirizzo della moschea del rione più “turco” di Berlino.
La porta della sala resta aperta per tutta la durata della funzione che viene seguita, in media, da 1.300 fedeli. Quest’estate la sindaca di Neukölln, Franziska Giffey (Spd), ha visitato la sala di preghiera islamica, innescando le proteste che hanno travolto il suo profilo social.
Soprattutto l’iniziativa della Bürgermeisterin non è piaciuta ai funzionari del controspionaggio, che hanno inserito l’imam del centro islamico Mohamed Taha Sabri nella lista dei possibili “prestanome” connessi con i Fratelli musulmani in Egitto.

Infine, vicino a Göriltzer Park svettano i camini-minareti con la mezzaluna dorata orientati nella direzione stabilita.
E intorno alla sala di preghiera, il caffè-pasticceria e il “Maschari-imbiss” che vende halloumi e falafel a 2 euro. È il simbolo più visibile dell’influenza islamica, attenta alla liturgia quanto alle regole del bazar.

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