Estonia: il Natale di Kiril è un "corpo a corpo" con Dio

In tre anni è passato dal battesimo al seminario. Quella del giovane seminarista bielorusso trasferito in Estonia è un'esperienza di Dio che ha davvero sconvolto la sua vita. Ma i dubbi non sono del tutto fugati, la consapevolezza del bisogno di cura da parte di Dio non si placa. In fondo, riflette Kiril, il passaggio fondamentale è riconoscere i Giovanni Battista della nostra vita, tutti coloro che ci hanno fatto conoscere Gesù.

Estonia: il Natale di Kiril è un "corpo a corpo" con Dio

«Per me Natale significa una cosa soltanto: Cristo che passa per cambiare la mia vita».
Nel cuore di Kiril c'è un guazzabuglio di emozioni, sensazioni a tratti diversissime, eppure il distillato di tutto questo composto è limpido come l'acqua di montagna: Gesù al centro della vita.

A 23 anni, Kirill Arlionak sta sperimentando fino in fondo l'amore di Dio, ogni giorno nella sua giornata tipo scandita dalla preghiera e dallo studio nel seminario diocesano Redemptoris Mater di Tallinn, la capitale dell'Estonia.
Il suo cammino è praticamente all'inizio, frequenta il secondo anno. Ma la relazione con Dio è stata travolgente: è stato battezzato nella sua Bielorussia appena tre anni fa.

«Sono entrato in seminario appena due mesi prima dell'inizio del Giubileo della misericordia – racconta dalle gelide rive del mar Baltico – Quando ho lasciato la mia casa ero certo che sarei venuto a offrire un grande aiuto alla missione in un paese in cui i cattolici sono cinque mila su un milione e 300 mila abitanti. Conquisterò i cuori della gente, mi dicevo. E invece ho riscoperto me stesso come un figlio perduto che deve tornare alla casa del Padre».

L'anno di seminario ha quindi rivelato a Kiril tutto «l'aiuto e la cura che il Signore ha per me», grazie alla formazione e ai «fratelli» nelle comunità della missione neocatecumenale in Estonia.

Tallinn è piena di turisti in questo periodo. Nella grande piazza, nel cuore della città vecchia, tutti gli occhi sono puntati sul mercatino di Natale e sul grande abete illuminato.
Le renne si aggirano tranquille tra la gente che sfida i 3 gradi sotto zero di temperatura media (ma ci sono picchi a meno 31!) sorseggiando il Gloog, il vino caldo tipico di qui.

«Tutti attendono la festa che per gli ortodossi arriverà due settimane dopo di noi».
Il seminarista descrive un'Estonia col naso all'insù, rivolta alle luminarie che abbelliscono strade e viali della capitale. Ma ciò che vive nel suo animo è merce rara, non solo in un paese che talune classifiche inseriscono tra le cinque nazioni con il tasso più alto di ateismo in Europa.
Così in un periodo in cui la “sordità” nei confronti di Dio sembra dilagare in tutto l'Occidente, Kiril assicura che tutto l'anno liturgico è una grande opportunità di conversione e di scoperta di come ogni vita sia benedetta.
«Sento continuamente di non conoscermi fino in fondo. Di essere pieno di dubbi. Mi chiedo: perché il Signore ha voluto tutto questo per me? Perché proprio io sono chiamato a diventare sacerdote? Ho bisogno della luce della Parola e dell'insegnamento della chiesa per comprendere che tutto quanto il Signore ha fatto con Gesù lo sta facendo anche con me. Senza paura di affrontare i miei peccati: lui li brucerà. Senza dubitare che Dio sia capace di fare l'impossibile, esattamente come con Maria».

C'è una domanda che non smette di risuonare nella mente di Kiril

«Chi di noi è capace di pregare Gesù come il ladrone crocifisso con lui? È un malfattore e lo riconosce davanti al Cristo, fino a dire: “È giusto che io soffra”. Ma noi non preghiamo così perché ci sentiamo buoni, bravi, migliori di altri. Ed è proprio per questo che arriva l'Avvento e che Giovanni Battista grida: “Preparate le strade per il Signore”».

Si tratta insomma di riconoscere i “Giovanni Battista” che vivono accanto a noi, tutti coloro che ci hanno raccontato Dio, che viene a Natale nelle sembianze di un bambino.

(ha collaborato don Severino Pizzanelli)

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