Carceri. Gonnella (Antigone): “Tra sovraffollamento e suicidi, situazione drammatica”

Presentato il 22 aprile a Roma il XX rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione. Aumentano presenze in carcere e suicidi e si aggravano le criticità del nostro sistema penitenziario. “Chiediamo che il tema venga posto al centro dell'agenda politica e si affrontino i tanti problemi che stanno deflagrando in maniera evidente”, l’appello del presidente Gonnella

Carceri. Gonnella (Antigone): “Tra sovraffollamento e suicidi, situazione drammatica”

Carceri sempre più affollate e dove avvengono sempre più suicidi. E’, in sintesi, la fotografia del sistema penitenziario italiano scattata da Nodo alla gola, il XX rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato oggi a Roma. “La situazione delle carceri italiane, che emerge da un lavoro di monitoraggio che nel 2023 ci ha portato a visitare 99 istituti presenti in Italia, è drammatica”, spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Da tempo chiediamo che il tema venga posto al centro dell’agenda politica e si affrontino i tanti problemi che stanno deflagrando in maniera evidente”.

Nei primi mesi di quest’anno, infatti, si sono già registrati ad oggi 30 suicidi, 10 in più rispetto ai 20 registrati nello stesso arco temporale nel 2022, anno che vide ben 85 detenuti togliersi la vita (il numero più alto mai riscontrato finora). “Se la tendenza di questi primi 4 mesi si confermasse nel resto dell’anno – si legge nel dossier che non a caso fa riferimento nel titolo all’impiccagione, il metodo più usato dai detenuti per uccidersi – il 2024 farebbe registrare un altro record drammatico.

In carcere ci si toglie la vita 18 volte in più rispetto alla società esterna”.

Soprattutto giovani e stranieri. L’Italia, secondo dati Oms del 2019, è uno dei paesi dove ci si suicida di meno. Al contrario, se si guardano i dati del 2021 del Consiglio d’Europa, il nostro paese è al di sopra della media europea per i suicidi in carcere. Dalle storie delle persone che si tolgono la vita emergono in molti casi situazioni di grande marginalità. Molti i giovani e i giovanissimi, numerosi gli stranieri che hanno un tasso di suicidi significativamente maggiore rispetto agli italiani. Molte anche le situazioni di presunte o accertate patologie psichiatriche legate a persone senza fissa dimora o che provengono da passati di tossicodipendenza.

Sovraffollamento record. In tutti gli Istituti dove sono avvenuti suicidi nell’ultimo anno e mezzo si registra una situazione più o meno grave di sovraffollamento. Al 31 marzo 2024 sono 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Per quanto riguarda il tasso di crescita, nell’ultimo anno questo è stato in media di 331 unità al mese, “dato che se dovesse venire confermato anche nel corso del 2024 – si legge nel report – ci porterebbe oltre le 65mila presenze entro la fine dell’anno”. Diverse la cause di questa crescita:

maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione di nuove norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi.

Da considerare, invece, sostiene Antigone, che “a questo aumento della popolazione detenuta non corrisponde un aumento del numero dei reati. Dal 1° gennaio al 31 luglio 2023 erano stati commessi in Italia 1.228.454 delitti, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

A fine marzo gli istituti più affollati sono Brescia Canton Monbello (209,3%), Lodi (200%), Foggia (195%), Taranto (184,8%), Roma Regina Coeli (181,8%). E l’edilizia carceraria non può essere la soluzione: “I tempi medi di costruzione di un carcere, nella storia recente, sono stati circa di 8-10 anni. Il costo medio di un carcere per 400 persone è di circa 30 milioni di euro. Ciò significa che oggi ci vorrebbero circa 40 nuove carceri, per un costo di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Somme a cui si dovrebbero aggiungere anche quelle, ingenti, per assumere almeno 300 poliziotti a carcere, e quindi altre 12 mila unità di Polizia penitenziaria, oltre a tutte le altre figure professionali, ai servizi necessari per far funzionare gli istituti”.

Rems. Al 31 dicembre 2023 nelle 31 Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari, ndr)) erano ricoverati 577 pazienti incapaci o semi incapaci di intendere e volere, numero di poco inferiore alla capienza massima dei posti che si aggira intorno ai 600. Di questi 63 erano donne (l’11%) e 144 stranieri (il 25%). Per gli stranieri si tratta di un incremento rispetto al 2022 (131 pazienti), nonché rispetto ai 104 dell’anno 2021 e ai 79 nel 2020.

Aumentano ragazzi negli Ipm. Alla fine del febbraio 2024 erano 523 i giovani reclusi nei 17 Istituti penali per minorenni (Ipm) d’Italia. Una cifra che sta rapidamente crescendo. Solo due mesi prima, alla fine del 2023, si attestava sulle 496 unità. Alla fine del 2022 le carceri minorili italiane ospitavano 381 ragazzi. L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30%. Dei 523 giovani detenuti alla fine di febbraio, 312 erano minorenni e 211 giovani adulti. Le ragazze erano solo 18, di cui 7 straniere. “Negli ultimi dieci anni – si legge nel report – non si era mai raggiunto il numero di ingressi in Ipm registrato nel 2023, pari a 1.143. Un aumento legato anche all’’effetto del dl Caivano’”.

Donne e bambini. Stabile il dato percentuale relativo alle donne detenute nelle carceri italiane: 2.619, il 4,3% dei presenti. Una quota che negli ultimi decenni ha visto solo piccole oscillazioni. Complessivamente, tra Icam e sezioni nido di carceri ordinarie, 19 donne vivono attualmente in carcere con i loro 22 bambini. Erano 20 con 20 bambini al 31 dicembre 2023, quando le detenute incinte erano 12.

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Fonte: Sir