Nuove generazioni. Istat: “Sempre più digitali e multiculturali”

Sono oltre 5 milioni i residenti in Italia tra gli 11 e i 19 anni, ma nelle proiezioni demografiche il numero è destinato a diminuire nei prossimi decenni. E un giovane su tre immagina un futuro all’estero, soprattutto negli Stati Uniti

Nuove generazioni. Istat: “Sempre più digitali e multiculturali”

Al 1° gennaio 2024 i residenti in Italia tra gli 11 e i 19 anni sono oltre 5 milioni 140 mila, ma nelle proiezioni demografiche il numero dei giovanissimi nei prossimi decenni è destinato a diminuire. È quanto rende noto l’Istat in un report pubblicato oggi. Secondo l’istituto di statistica, la popolazione residente in Italia è caratterizzata da un progressivo invecchiamento e i giovani rappresentano una preziosa risorsa demografica in diminuzione: sono infatti l’8,7% della popolazione residente, quando in base ai dati diffusi da Eurostat per l’Ue27, al 1° gennaio 2023, la quota di giovanissimi in questa fascia di età ha un peso relativo sulla popolazione del 9,5%. “I giovanissimi in questa classe di età, che 30 anni fa in Italia erano circa 6,4 milioni e rappresentavano l’11,2% della popolazione - si legge nel report -, sono destinati, nel prossimo futuro, a diminuire ulteriormente. In base allo scenario mediano delle previsioni Istat, tra 30 anni i giovanissimi tra gli 11 e i 19 anni residenti in Italia saranno poco più di 3,8 milioni e rappresenteranno il 7,2% della popolazione complessiva”. L’immigrazione straniera, che negli ultimi decenni ha rinfoltito le fila della popolazione residente, ha prodotto significativi effetti specialmente tra le fasce giovanili della popolazione, alle quali hanno oltremodo contribuito anche i discendenti degli immigrati nati in Italia. “I giovanissimi stranieri residenti tra gli 11 e i 19 anni al 1° gennaio 2024 sono 497.464 (stima provvisoria) e rappresentano il 9,7% dei ragazzi in questa fascia di età, con un’incidenza più elevata di quella che si rileva per il totale degli stranieri sull’insieme della popolazione (9%) - si legge nel report -. L’indagine su “Bambini e ragazzi” consente di conoscere altri dati interessanti sulla composizione “multietnica” di questo particolare segmento di popolazione. Nel 59,5% dei casi si tratta di stranieri nati in Italia; l’11,7% è nato all’estero e arrivato nel Paese prima dei 6 anni; il 17% è immigrato in età scolare (tra 6 e 10 anni); infine l’11,8% è arrivato a 11 anni o più. Interessante notare che oltre il 6% dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 19 anni possiede una doppia cittadinanza e l’8,0% ha uno dei due genitori nato all’estero”. “La duplice nazionalità ha conseguenze formali e legali, ma si traduce spesso anche in un sentimento di appartenenza: chi ha una doppia cittadinanza si sente non solo italiano, ma nell’83,3% dei casi anche dell’altra cittadinanza - si legge nel report -. Il senso di appartenenza può però svilupparsi anche in assenza di una cittadinanza formale: l’80,3% dei giovanissimi stranieri residenti in Italia (con notevoli differenze tra le collettività) si sente anche italiano, sebbene non sia riconosciuto come cittadino”. Ma cosa richiama alla mente dei giovanissimi il termine cittadinanza? “Per i ragazzi, sia italiani, sia stranieri - spiega l’Istat -, significa soprattutto appartenenza (29,6%), comunità (25,9%) e diritti (28,5%). Pochi abbinano ‘cittadinanza’ al termine ‘doveri’ (3,7%). Si notano alcune differenze di genere, con le ragazze che più spesso associano alla cittadinanza la parola ‘diritti’, senza che ciò alteri di fatto la graduatoria. Tra italiani e stranieri le differenze sono più evidenti. Per i ragazzi italiani la parola cittadinanza fa pensare soprattutto a comunità (30,1%); per i ragazzi stranieri questa associazione è molto meno diffusa (17,4% dei casi) e la parola cittadinanza viene associata soprattutto a ‘diritti’ (30,2% contro il 24,7% degli italiani); per entrambi - italiani e stranieri - la seconda associazione più diffusa è ‘cittadinanza-appartenenza’ (29,7% per i primi e 29,0% per i secondi). Sembra evidente che per chi non ha la cittadinanza italiana la questione dei diritti che essa garantisce e ai quali non si ha accesso sia più sentita”.  

Ma cosa significa essere italiano per i giovanissimi? 

L’opzione che raccoglie il maggior numero di preferenze – sia per gli italiani, sia per gli stranieri - è “essere nato in Italia”; per gli italiani questa scelta è più frequente: 54,0% contro 45,7% per gli stranieri; “rispettare le leggi e le tradizioni italiane”, con il 47,7% delle preferenze, è, in generale, la seconda scelta, ma risulta essere la prima per i ragazzi stranieri nati all’estero. “Parlare la lingua italiana”, ha raccolto nell’insieme meno del 32% delle preferenze, è stata però una modalità scelta frequentemente dai ragazzi cinesi (41,4%) che probabilmente considerano la nostra lingua particolarmente difficile e per i quali può rappresentare quindi un potenziale elemento di esclusione. “Sentirsi italiano” è stato indicato invece solo dal 31% circa dei giovanissimi. “L’importanza attribuita al paese di nascita si riflette anche sul generale favore da parte dei giovanissimi per l’acquisizione di cittadinanza in base allo ius soli - continua il report -, che prevede che chi nasce in un determinato paese ne divenga immediatamente cittadino. Il 58,9% pensa che chi nasce in Italia dovrebbe subito acquisire la cittadinanza, mentre un altro 21,7% è favorevole all’acquisizione di cittadinanza per i nati in Italia solo dopo un periodo di residenza. Le ragazze sono di gran lunga più favorevoli allo ius soli con il 64,6% che sostiene l’acquisizione della cittadinanza alla nascita per i nati in Italia, contro il 53,6% dei ragazzi”. 

Nativi digitali: le ragazze più connesse dei coetanei maschi

I ragazzi che hanno tra gli 11 e i 19 anni rientrano a pieno titolo tra le generazioni di “nativi digitali”, nate dopo l’inizio del nuovo millennio, per le quali l’utilizzo di Internet e dei social media è diventato parte della vita quotidiana. L’indagine evidenzia che quasi l’85% dei ragazzi tra 11 e 19 anni dispone di un profilo su un social network; percentuale che nella fascia 17-19 anni supera il 97%. Le ragazze hanno attivato più frequentemente dei ragazzi un profilo social (rispettivamente 86,4% contro 83,4%). Su base territoriale, i residenti nel Mezzogiorno risultano più predisposti da questo punto di vista (88,5% contro 84,9% del Centro, l’82,7% del Nord-ovest e l’81,2% del Nord-est). Gli stranieri evidenziano, a loro volta, una percentuale più bassa di ragazzi con profilo social personale (82,1%). “Per queste generazioni anche le relazioni con gli amici passano attraverso Internet - spiega l’Istat -. L’8,4% dei giovanissimi dice di essere continuamente online o al telefono con gli amici (chat, chiamate, videochiamate, ecc.). Il 40,3% dichiara di essere online o al telefono con amici più volte al giorno. La quota di ‘connessi’ cresce con l’aumentare dell’età. Risultano evidenti le differenze di genere: le ragazze sono più ‘connesse’ digitalmente dei ragazzi; tra le femmine la quota di chi è in contatto online continuamente o più volte al giorno con amici/amiche è del 54,6%, oltre 10 punti percentuali in più rispetto ai coetanei maschi (43,2%). Si rilevano anche notevoli differenze per cittadinanza: gli italiani connessi continuamente o più volte al giorno sono il 50,2% mentre tra gli stranieri la quota resta al di sotto del 35%. Essere online non significa però non avere relazioni dirette, al contrario chi ha più relazioni online ha anche frequenti relazioni dirette con gli amici. Tra coloro che sono continuamente online la quota di chi vede amici tutti i giorni è del 29% (contro una media del 21,4%). All’opposto, tra coloro che non sono mai online con gli amici, la quota di chi non li incontra mai è del 19%, contro un valore medio dell’1,9%.  

Un giovane su tre immagina un futuro all’estero

Tra i dati presentati nel report, di particolare interesse è quello che rileva la volontà dei giovanissimi di andare a vivere all’estero. Oltre il 34% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni da grande vorrebbe vivere in un altro Paese - si legge nel report -. La percentuale è ancora più alta per gli stranieri (38,4%). Da sottolineare che l’8% circa dei ragazzi stranieri da grande desidera vivere nel Paese di origine (suo o dei genitori), mentre oltre il 30% si vede in un Paese diverso dall’Italia e da quello di origine. Anche la quota di indecisi è leggermente più elevata per gli stranieri (23,7%) che per gli italiani (20,7%). La maggiore propensione alla mobilità dei ragazzi non italiani si spiega con il minore radicamento familiare e sociale in Italia; inoltre, chi ha vissuto una prima esperienza migratoria è più incline a intraprenderne altre”. I ragazzi nel 2023 sognano ancora l’America: il 32% di coloro che da grandi si vedono all’estero vorrebbe vivere negli Stati Uniti, seguiti, ma a lunga distanza, dalla Spagna (12,4%) e dalla Gran Bretagna (11,5%).

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)