Non perdiamo ragazzi per strada! Intervista ad Agostino Burberi, presidente Fondazione don Lorenzo Milani

Settant'anni fa don Lorenzo Milani, sacerdote e grande educatore, si trasferiva a Barbiana e iniziava il suo prezioso lavoro di recupero con i ragazzi “dispersi” del territorio

Non perdiamo ragazzi per strada! Intervista ad Agostino Burberi, presidente Fondazione don Lorenzo Milani

Settant’anni fa don Lorenzo Milani, sacerdote e grande educatore, si trasferiva a Barbiana e iniziava il suo prezioso lavoro di recupero con i ragazzi “dispersi” del territorio. “I care!” diceva, ovvero “ci tengo”, “mi stai a cuore”, “ho cura di te”: espressioni di una scuola di vicinanza, “rivoluzionaria”, che mirava a scoprire talenti e trasmettere ai suoi studenti la capacità del pensiero critico, al di là del nozionismo. Oggi a Barbiana si continuano a tenere vivi il ricordo e l’eredità dell’esperienza di don Lorenzo. Ne parliamo con Agostino Burberi, presidente Fondazione don Lorenzo Milani.

Quali sono oggi i principali ambiti di cui si occupa la Fondazione don Milani?
La missione della Fondazione è quella di tenere vivo e diffondere il pensiero e gli insegnamenti del nostro maestro, partendo proprio dalle testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto. I nostri volontari, oltre ad accogliere i visitatori della nostra struttura (quest’anno circa 30.000 persone), sono impegnati a girare l’Italia e portare il pensiero e i valori di don Lorenzo Milani oltre i confini di Barbiana, creando occasioni di approfondimento. Recentemente abbiamo dedicato convegni a temi che ci stanno particolarmente a cuore, come la pace, la dispersione scolastica, il lavoro, la Chiesa, la politica, la Costituzione, la scuola. Ci sono, inoltre, dei progetti in corso: “Cento Parole in più”, in collaborazione con l’Accademia della Crusca; “La Costituzione e i semi della democrazia”, in collaborazione con la Regione Toscana. Non trascuriamo, infine, le esigenze del territorio: ai bambini svantaggiati e stranieri offriamo un doposcuola assieme all’associazione “Differenze culturali e non violenza”.

Cosa direbbe oggi don Milani della scuola italiana? Quali proposte farebbe?
È difficile far parlare una persona che non c’è più, esercizio ancora più difficile al cospetto di un prete ed educatore “profetico” del calibro di don Milani. Credo, comunque, che ripeterebbe le cose che sosteneva da vivo: non far parti uguali tra disuguali; la scuola non può essere un ospedale che respinge gli ammalati e accoglie i sani; per insegnare bisogna avere una forte motivazione quasi missionaria; non dobbiamo imporre la nostra cultura, ma valorizzare tutte le culture. Le criticità evidenziate in “Lettera a una professoressa”, sono ancora vive nella scuola italiana. Inutile girarci troppo attorno, la scuola ha un solo problema: i ragazzi che perde! Citando ancora don Milani e la “Lettera” tre proposte restano attuali: non bocciare; tempo pieno per i ragazzi più in difficoltà; studiare per un progetto sociale comune.

Oggi i numeri della dispersione e dell’abbandono scolastico in Italia sono ancora preoccupanti. Alla radice di questo fenomeno continuano a esserci la sperequazione e il disagio sociale. La società cambia e si evolve, ma certi nodi non si sciolgono…
La sperequazione sociale riguarda trasversalmente ragazzi italiani e immigrati, ricchi e poveri, Nord e Sud al cospetto di una scuola tendenzialmente classista che continua a perdere una parte significativa di gioventù. In particolare tra i figli di immigrati, l’abbandono degli studi prima del tempo ha raggiunto punte del 33% contro il 12% tra gli italiani, mentre gli immigrati bocciati sono stati il 17% contro il 7,6% di italiani, per citare alcuni dati di qualche anno fa. E ancora, la dispersione colpisce di più dove maggiore è la presenza di studenti con origini familiari modeste. Che fare? Intanto continuare a studiare e denunciare pubblicamente questa drammatica dissipazione di talenti, e poi insistere a lavorare sui ragazzi sull’esempio di don Milani, prendendosene “cura”, sentendosene responsabili, scuotendone l’apatia e l’indifferenza, risvegliando in loro la voglia di battersi per costruire una società più giusta e tollerante.

I giovani di oggi conoscono don Milani?
Sono troppo pochi, purtroppo, e colmare questa lacuna, nei limiti delle nostre possibilità è uno degli obiettivi che come Fondazione ci siamo dati. Oggi lasciamo in eredità ai giovani una società competitiva e individualista, costruita su falsi miraggi e valori di cartapesta. Per questo motivo tutte le volte che incontro dei giovani dico loro di rimboccarsi le maniche per difendere quei diritti e quelle opportunità che rischiano di perdere per sempre.

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Fonte: Sir