Adozioni internazionali, ecco come farle ripartire in Kenya

Nel Paese africano vige ancora una moratoria che blocca le Adozioni Internazionali. Aibi ha presentato alle autorità governative un Position Paper con alcune proposte. Oggi sono solo 500 le famiglie keniote che adottano, mentre i bambini in attesa di adozione sono circa 50mila all’anno

Adozioni internazionali, ecco come farle ripartire in Kenya

500 famiglie adottive, per 50 mila bambini in attesa di adozione: è la sproporzione tra domanda e offerta di famiglie per i bambini in Kenya. Per questo, secondo Aibi, occorre “insistere sulla rimozione della moratoria sull’adozione internazionale attualmente in essere. Ma la questione non è solo numerica – aggiunge Aibi - perché a spingere verso l’adozione internazionale c’è anche il fatto che nessuna coppia keniota prenderebbe mai in adozione un bambino sopra i 5 anni di età, così come non prenderebbero delle fratrie e meno ancora bambini con bisogni sanitari speciali”.

Tutte queste istanze hanno trovato spazio all’interno del Position Paper presentato recentemente da Ai.Bi. alle autorità governative del Kenya, presso il Ngong Hills Hotel di Nairobi, alla presenza di molte associazioni nazionali e internazionali: per la prima volta un’associazione che si occupa di infanzia ha presentato un documento di questo tipo in Kenya, dove la società civile teme ritorsioni da parte del governo, nonostante sia un Paese democratico,

Il documento prende spunto dalla nuova legge sulla Tutela e la Cura dei minori in Kenya, approvata a luglio 2022. E' il risultato dalla sinergia tra associazioni dedite all’infanzia, agenzie per le adozioni e Dipartimento del Governo per la protezione dell’infanzia.

Obiettivo è il rispetto del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia, sancito dalla Convenzione dei Diritti del bambino di New York del 1989. A questo caposaldo si associa quella che da sempre è la frase che incarna la mission di Ai.Bi.: “Ogni bambino ha diritto ad avere una famiglia che lo ami”.

Da queste premesse, consegue che una soluzione veramente duratura per la deistituzionalizzazione dei bambini sia quella di dare loro una famiglia. Invece, nonostante la legge del 2022 affermi che gli istituti per minori abbandonati vadano chiusi entro 10 anni, da quanto è entrata in vigore la popolazione di questi istituti è aumentata, per via di una grave crisi economica alla quale si associa la crisi culturale e sociale che porta tante donne ad avere figli in giovanissima età: situazione senza dubbio tra le più vulnerabili.

Reinserimenti familiari, affidi e adozioni

Altro punto fondamentale sottolineato dal documento è quello riguardante i reinserimenti dei minori in famiglia, che devono essere preparati molto bene attraverso percorsi formativi adeguati tanto per il bambino quanto per i componenti della famiglia. “Se mancano questi presupposti – osserva Aibi - l’esperienza ha dimostrato che è meglio che i minori rimangano negli orfanotrofi, dove comunque finirebbero per tornare nel caso di una reintegrazione familiare mal preparata”.

Questo concetto è ancora più importante da ribadire nel momento in cui la Care Reform punta ancora sul concetto arcaico di “comunità”, che peraltro sta ormai scomparendo in tutta l’Africa e a maggior ragione in Kenya: un tutore o un parente prossimo non adeguatamente formato e preparato non possono essere considerati “famiglia”, anche perché, spesso, i minori abbandonati arrivano proprio da tali contesti degradati.

Una valida soluzione, laddove il reinserimento non fosse possibile, è l’affido familiare, che in Kenya sta piano piano prendendo forma, anche se sono ancora troppo poche le famiglie candidate. “L’alternativa, per gli altri bambini, è l’adozione, istituto verso il quale andrebbe portata avanti una fortissima sensibilizzazione: secondo i dati, infatti, a oggi sono solo 500 le famiglie keniote che adottano attraverso le cinque agenzie con licenza, mentre il numero di bambini disponibili all’adozione si aggira intorno ai 50mila all’anno”, riferisce ancora Aibi.

Di qui la necessità di riaprire le adozioni internazionali e le proposte contenute nel Position paper presentato al governo: “L’incontro è stato senza dubbio positivo e ha generato un dibattito interessante, con lo scambio delle esperienze delle diverse associazioni e l’inizio di un dialogo serio e costruttivo tra società civile e autorità – riferisce Aibi - Il tutto, naturalmente, a vantaggio dei bambini abbandonati del Kenya che, come tutti i bambini del mondo, hanno diritto ad avere una famiglia che li protegga e che li faccia crescere nel miglior modo possibile. L’augurio è che questo Position Paper non sia che l’inizio di un cammino importante e duraturo in tal senso”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)