Open day in oltre 100 strutture riabilitative cattoliche dove il prendersi cura è accoglienza, promozione e inclusione delle persone più fragili
Domenica 13 ottobre porte aperte in 126 strutture riabilitative cattoliche e di ispirazione cristiana che accolgono persone con disabilità. Obiettivo: promuovere una cultura dell’accoglienza, della consapevolezza e della trasparenza per abbattere barriere e pregiudizi. Ne abbiamo incontrato cinque
Domenica 13 ottobre, 126 strutture di riabilitazione cattoliche e di ispirazione cristiana che accolgono persone con disabilità anche gravi e aderiscono al progetto Accolti.it lanciato dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, parteciperanno al primo Open day nazionale nel corso del quale apriranno le loro porte ai visitatori che potranno toccare con mano la professionalità e la cura degli operatori. Una testimonianza di competenza, umanità e trasparenza di fronte a chi insinua siano luoghi di segregazione. “Conoscere meglio il mondo della riabilitazione”, spiega don MassimoAngelelli, direttore del suddetto Ufficio Cei che promuove la giornata, è indispensabile per “contrastare la cultura dell’emarginazione e dei pregiudizi”.
Abbiamo incontrato i responsabili di cinque di queste strutture.
Per Francesca Di Maolo, presidente dell’ Istituto Serafico di Assisi che accoglie e riabilita ragazzi con disabilità psichiche e sensoriali, “il prendersi cura non può essere semplicemente diretto a riparare organi e funzioni compromesse. Noi non aggiustiamo macchine malfunzionanti; guardiamo alla persona in tutta la sua interezza, in tutte le sue dimensioni di vita e di relazione”. Ben vengano allora “i momenti di apertura, un modo per creare ponti con la città e abbattere barriere e pregiudizi”. Per il Serafico del resto una consuetudine, come l’ultima “Festa in amicizia” organizzata lo scorso maggio. “Se non è l’esterno che viene da noi, siamo noi ad invadere il cuore della città e a portare i nostri ragazzi ‘dalla periferia al centro’”. Ragazzi che, assicura “non sono semplicemente assistiti. La nostra missione è migliorarne il più possibile la qualità di vita con percorsi riabilitativi e educativi personalizzati”.Ma la mobilitazione nazionale del 13 ottobre vuole inoltre “sostenere la voce inascoltata di tante famiglie abbandonate al loro destino” e tentare di “portare all’attenzione dei nostri governanti i bisogni delle persone più fragili”. Sabato l’Istituto sarà aperto al pubblico dalle 15 alle 18 e sarà possibile visitare gli ambulatori della riabilitazione, la stanza Snoezelen per l’ascolto del corpo e delle emozioni, il Servizio che si prende cura dei più piccoli e i laboratori educativo-occupazionali.
La Piccola Opera Charitas di Giulianova (Teramo), fondazione inaugurata nel 1962, si occupa di riabilitazione di persone con ritardi mentali, disturbi affettivo-relazionali e della personalità, disturbi psicotici, schizofrenia e sindromi deliranti attraverso progetti individuali che tengono conto di bisogni, potenzialità e obiettivi da raggiungere. Spiega Annalisa Luciano, neurologa, responsabile dei progetti riabilitativi: “Nella nostra cultura che seleziona ed esclude, emarginando deboli e perdenti e creando ferite e sofferenza, siamo luogo di cura ma anche comunità cristiana e vogliamo continuare ad essere luogo di ascolto, accoglienza e competenza”. Il presidente Domenico Rega ricorda che da sempre la Piccola Opera, “secondo la volontà del Fondatore fra Serafino Colangeli, ha tenuto aperte le porte a chiunque abbia voluto constatare la professionalità e l’amore con cui gli operatori si prendono cura dei nostri ragazzi”. Per questo “già lo scorso anno, in occasione del 55° anniversario, ha organizzato un incontro con le istituzioni del territorio”. Ora, “con l’adesione all’Open day,intendiamo guardare alla società civile invitando a partecipare i rappresentanti delle associazioni culturali e sociali del territorio che potranno visitare e conoscere meglio la struttura, in un’ottica di arricchimento reciproco”.
“Aderiamo con entusiasmo all’iniziativa aprendo le porte del nostro Centro S. Maria della Provvidenza (Fondazione don Gnocchi) di Roma per dare visibilità a quanto viene fatto, spesso lontano dai riflettori delle cronache, per la cura di persone con disabilità anche croniche, come una parte degli ospiti della struttura”, dichiara Giampaolo Pierini, direttore dei Centri romani della Fondazione Don Gnocchi. “Intendiamo favorire la conoscenza di questi luoghi, dove la professionalità degli operatori è sempre coniugata ad una forte carica umana – prosegue – e dove i pazienti, insieme alle loro famiglie e il supporto prezioso dei volontari, sono al centro del nostro operare” perché “cura non significa soltanto recupero fisico, ma anche attenzione speciale agli aspetti sociali e relazionali, all’unicità di ogni persona”. Il tutto nel solco del fondatore, don Carlo Gnocchi, “coniugando ricerca scientifica, innovazione tecnologica, solidarietà e prossimità” perché “curare è innanzitutto prendersi cura e accettazione significa accoglienza”.
Il Centro, ex-Istituto “Madre Nasi” della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo di Roma, è entrato a far parte della Fondazione Don Gnocchi nel settembre 2003 e dispone di 150 posti letto di cui 60 per l’area disabilità ad alto livello assistenziale (per persone non autosufficienti, affette da disturbi psichici e con presenza di gravi patologie invalidanti); un reparto di riabilitazione estensiva neuromotoria e un ulteriore reparto di riabilitazione estensiva a cui fanno capo anche trattamenti domiciliari.
“La Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma desidera far conoscere più da vicino ai cittadini i bisogni di salute delle persone e l’impegno di tanti professionisti per assisterle”, spiega il direttore sanitario Antonino Salvia. “L’Open day rappresenterà l’occasione per comprendere l’importanza di restituire autonomia a bambini e adulti colpiti da gravi lesioni neurologiche, che vivono situazioni di fragilità troppo spesso accompagnate da difficoltà di reinserimento sociale e lavorativo con familiari chiamati a reggere sulle proprie spalle pesi gravosi”. La Fondazione è un Irccs specializzato nel settore delle neuroscienze, dotato di un ospedale di neuroriabilitazione di alta specialità. L’attività clinica è coordinata con l’attività di ricerca, che conta 60 laboratori presso la struttura sanitaria e il vicino Centro europeo di ricerca sul cervello (Cerc). Ogni anno l’Irccs Santa Lucia cura oltre 2.000 pazienti con gravi postumi di lesioni del midollo spinale, ictus cerebrale, traumi cranici e post-coma, malattie degenerative del sistema nervoso centrale. Nel suo Centro di neuroriabilitazione infantile ha in carico 250 bambini affetti da gravi paralisi cerebrali congenite, prematurità, gravi disturbi di alimentazione e comunicazione, disabilità intellettive, sindromi genetiche rare. I bambini sono presi in carico entro il primo anno di vita e possono essere accompagnati fino alla maggiore età.
Un’adesione alla giornata nel senso di “piena condivisione di principi e valori”, ma non “operativa” è invece quella dell’ Irccs Centro S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli) di Brescia. A differenza delle altre strutture che partecipano all’Open day, “la nostra – precisa Giovanni Battista Tura, responsabile area di psichiatria – non si occupa di disabilità psichica in senso stretto, ma di malattia mentale in senso più ampio, con progetti di ricovero a breve-medio termine a carico dei servizi di salute mentale. Per le persone è prevista una dimissione, prevalentemente un rientro presso l’ambiente naturale di vita”. Tuttavia “l’anima comune con chi si occupa di disabilità è la riabilitazione in persone con difficoltà psichica” ripartendo “dalla singola persona, dalle risorse e dalle abilità possedute prima che dai deficit, per un progetto di autentico miglioramento del suo ‘esistere’”.Dunque è proprio per la comune “vocazione alla persona e alla sua centralità – conclude Tura – che, pur non andando concretamente ‘in scena’, il Centro condivide in pieno lo spirito della giornata”.