Un batterio insidioso. Uno studio sulla connessione tra tumore del colon e alcuni batteri del cavo orale

Un recente incremento nei casi di cancro del colon tra i giovani ha accentuato l'urgenza di comprendere meglio la malattia e i metodi per prevenirla

Un batterio insidioso. Uno studio sulla connessione tra tumore del colon e alcuni batteri del cavo orale

Il tratto dell’intestino denominato “colon” è un organo vitale nel processo digestivo, responsabile dell’estrazione di nutrienti e acqua dal cibo e dell’eliminazione dei rifiuti. Purtroppo, però, esso può colpito da una patologia tumorale, il cancro del colon, malattia relativamente comune e, insieme, difficile da diagnosticare precocemente, anche a causa della “invasività” delle necessarie procedure (come la colonscopia) per la sua conferma.
Un recente incremento nei casi di cancro del colon tra i giovani ha accentuato l’urgenza di comprendere meglio la malattia e i metodi per prevenirla. La ricerca sulle cause del cancro del colon, sia genetiche che ambientali, è complessa e di lungo corso. Un recente studio (pubblicato su “Nature”) ha portato un nuovo indizio promettente, legato alla presenza di un batterio normalmente trovato nel cavo orale, il “Fusobacterium nucleatum”. Questo batterio è comunemente associato a condizioni come la placca dentale e la gengivite e fa parte del microbioma orale. La ricerca ha dimostrato che un particolare “clado” (in tassonomia, un gruppo costituito da un antenato singolo comune e da tutti i discendenti di quell’antenato) di F. nucleatum è implicato nello sviluppo e nella progressione del cancro del colon.
Susan Bullman del Fred Hutchinson Cancer Center, coautrice dello studio, spiega che circa dieci anni fa, gli scienziati scoprirono che F. nucleatum era più frequentemente presente nei tessuti cancerosi del colon rispetto ai tessuti normali, un dato che suggeriva una connessione tra il batterio e il cancro. Quest’ultimo studio ha approfondito questa relazione mediante l’analisi genomica del batterio isolato da campioni di tumori del colon, confrontando i genomi con quelli presenti nella bocca di individui sani. Il processo di sequenziamento utilizzato, denominato “long-read sequencing”, ha permesso una visione dettagliata del genoma del batterio, superando i limiti dei metodi tradizionali che offrono solo “letture brevi”. Questo approccio ha rivelato l’esistenza di due cladi principali all’interno di una sottospecie di F. nucleatum, con differenze significative nelle sequenze del Dna e nei modelli di proteine codificate. In particolare, i batteri del secondo clado, prevalenti nei tumori del colon, mostravano caratteristiche genetiche che facilitano la sopravvivenza e l’invasione delle cellule nell’ambiente intestinale acido.
Per osservare l’impatto di questi due cladi sullo sviluppo del cancro, Bullman e colleghi hanno condotto esperimenti su modelli murini. I risultati hanno mostrato che i topi esposti al secondo clado sviluppavano un numero significativamente maggiore di tumori intestinali rispetto a quelli esposti al primo clado o a un controllo. Questi risultati supportano l’idea che i batteri del secondo clado contribuiscano a un ambiente intestinale pro-infiammatorio e pro-oncogeno, che promuove lo sviluppo del cancro.
Queste scoperte non solo approfondiscono la comprensione del ruolo di F. nucleatum nel cancro del colon, ma potrebbero anche guidare lo sviluppo di nuovi metodi diagnostici non invasivi. Ad esempio, potrebbe essere possibile identificare persone a rischio elevato di cancro del colon attraverso semplici tamponi orali o campioni di feci per rilevare la presenza di batteri del clado 2, più comunemente associati alla malattia. Inoltre, la ricerca suggerisce la possibilità di sviluppare un vaccino contro F. nucleatum del clado 2, un approccio simile a quello adottato per il vaccino contro il papillomavirus umano. Questo potrebbe rappresentare un metodo preventivo efficace contro specifici sottotipi di microrganismi legati alla malattia.
Questa ricerca, dunque, rappresenta un importante passo avanti verso una migliore comprensione e gestione del cancro del colon, offrendo nuove speranze per strategie terapeutiche mirate. Un esempio ulteriore di “buona” scienza, quella cioè che, nel perseguire il suo progresso, ha come punto di riferimento costante la persona e il suo benessere, nella ricerca di risposte efficaci ai suoi bisogni autentici.

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Fonte: Sir