eQua 2024. Mutualismo ed equità: la chiave per risondere ai bisogni di tutti

Attraverso la solidarietà e il prendersi cura di noi stessi e degli altri è possibile stare tutti un po’ meglio. Il lavoro di Arci, con le sue volontarie e i suoi volontari, ci dimostra che questo è possibile

eQua 2024. Mutualismo ed equità: la chiave per risondere ai bisogni di tutti

Questo terribile periodo ci costringe a ripensare la nostra vita, non solo la vita dei nostri circoli o della nostra associazione che si basa su una socialità che è merce sempre più rara e non solo per i postumi della pandemia. Ma le difficoltà che abbiamo a vivere felicemente, lo stile di vita sempre più teleguidato ci dovrebbero dare un’ulteriore spinta a cambiare questo sistema sociale. Un’ulteriore spinta a ritrovare il senso più profondo della nostra Costituzione, che ci ha indicato un cammino.

Una durissima crisi economica, con i salari che scendono e i prezzi del cibo e delle case e dei servizi necessari alla sopravvivenza che aumentano vertiginosamente. Anche grazie ai venti di guerra che soffiano in troppe parti del mondo. Non solo quella oscena scatenata sui palestinesi, non solo quella che ha colpito gli ucraini, non solo le tante guerre “dimenticate” o meglio ignorate dai media mainstream. Ma anche la guerra che ci siamo portati a casa nostra, quella “logica” della guerra per cui l’uso della violenza, della sopraffazione, dello sfruttamento dei corpi e del lavoro delle donne, dei lavoratori è diventata cosa accettabile e perfino normale.

Normale che i lavoratori muoiano nei cantieri, che ci siano paghe da 5 euro l’ora, che il corpo delle donne venga usato e abusato. Normale che un amministratore delegato intaschi in un anno quello che portano a casa 12mila suoi dipendenti. Normale che un signore riempia il cielo di satelliti e che decida chi, quando, dove e perché qualcuno possa comunicare con il mondo e qualcun  altro invece non possa nemmeno chiamare aiuto. In una parola, normale la disuguaglianza più feroce.

Una crisi che colpisce il nostro sistema economico, sociale e politico proprio nei temi sui quali abbiamo tralasciato di continuare a lottare per costruire  il nostro sistema seguendo i dettami costituzionali. Una Costituzione che sancisce che l’interesse pubblico debba essere di gran lunga prevalente non solo sull’interesse privato, ma addirittura sulla proprietà privata.

Eppure, abbiamo lasciato che il profitto prevalesse su tutto, persino sulla nostra salute, lasciando che si smantellassero la sanità pubblica e i servizi sociali pubblici per favorire gli interessi dei privati.
Abbiamo lasciato che diventassero parole vane quelle scolpite nell’articolo 3 della Costituzione, forse il più importante: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” 

Le donne che di fatto contano e guadagnano meno degli uomini, con l’ascensore sociale più immobile d’Europa, con un’analfabetismo di ritorno e una ignoranza sempre più diffusi grazie allo smantellamento della scuola, della ricerca, della cultura in generale.
Arci, le sue volontarie e i suoi volontari, sono la dimostrazione che è attraverso la solidarietà, attraverso il mutualismo, attraverso il prendersi cura di noi stessi e degli altri (che poi è la stessa cosa) si può stare meglio tutti. Guardando un concerto, giocando a carte, bevendo un bicchiere, facendo un corso di danza o di ginnastica e sapendo al contempo di essere parte di una comunità grande nella quale ci si prende cura gli uni degli altri. Nella quale ci si parla delle proprie fortune e delle proprie disgrazie e queste ultime si elaborano e magari si affrontano insieme.

Un enorme corpo sociale, questa è e sempre più sarà Arci, in cui ci si ritrova per stare bene insieme, certo, ma anche per costruire coscienza collettiva ed essere sempre più consapevoli che la necessità di un cambio profondo del nostro sistema sia sempre più urgente e necessaria.

Si chiama mutualismo il farsi collettivo per rispondere a bisogni e costruire nel contempo le condizioni perché questi bisogni vengano aboliti. Oggi qualcuno chiama questo mutualiltà essendo la parola mutualismo – per troppo tempo messa in soffitta – relegata alle relazioni simbiotiche tra diverse specie viventi. Potrebbe anche chiamarsi Enzo, ma raramente nella storia è stato così necessario.

 Maso Notarianni, presidente Arci Milano

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)