Tante scuole nuove. E gli alunni? Con il PNRR costruiamo scuole ma non nascono i bambini che dovrebbero frequentarle

Se la curva della natalità in Italia è da anni in caduta libera, tanto da avere un triste primato europeo, il dubbio sul perché stiano sorgendo edifici scolastici un po’ in tutti i paesi, rimane.

Tante scuole nuove. E gli alunni? Con il PNRR costruiamo scuole ma non nascono i bambini che dovrebbero frequentarle

Meno nascite, significa meno alunni e non sono poche le scuole dell’infanzia e primarie che si stanno contendendo gli alunni per completare le liste d’iscrizione. Questo perché non è remota la prospettiva che molte scuole vedano la prossima chiusura o accorpamento. Una “guerra” sottile quella che si sta consumando tra comuni, che intacca anche le parrocchie dove esiste una scuola paritaria. Un segnale forte arriva dalle “prime” elementari, impossibilitate in molti casi a raggiungere il numero minimo di 17 alunni. Così è aperta la “pesca” anche nei comuni contermini, pur di accaparrarsi il prezioso scolaro mancante. I demografi, ma anche gli addetti Inps, ce lo stanno dimostrando da tempo che il sole dell’alba nazionale assomiglia sempre più a quello del tramonto, se parliamo di natalità. Ma più che ai ricercatori, si tende a credere ai fatti che accadono sotto il nostro naso, quando scorgiamo che molte scuole sono a rischio. Allora viene da chiederci: cosa possiamo fare? La risposta sarebbe fin troppo semplice, se la realtà non fosse tanto complessa. Ecco allora spuntare quel dubbio quando si odono gli annunci amministrativi, per poi dare seguito alle gru, che comunicano la nascita di un nuovo edificio scolastico. Siamo così passati dall’annuncio shock subito dopo i disastri che abbiamo conosciuto in occasione dei recenti terremoti, dove si diceva che più del 70 per cento delle scuole italiane non ha i necessari requisiti di sicurezza antisismica, alle nuove scuole che stanno nascendo per effetto – anche e forse – di emulazione. Nel mezzo ci sono da registrare tutte quelle modifiche strutturali sui vetusti edifici, che hanno richiesto investimenti da milioni di euro. Oggi siamo a questo: una scuola vecchia che verrà dismessa, ma appena ristrutturata. E una scuola nuova fiammante pronta per essere inaugurata, in classe energetica stellare, che magari è stata costruita affianco a quella destinata a morire. Se un caso non fa tendenza, quello di cui stiamo parlando è una forbice ben più ampia di quanto si possa pensare. Complici due fattori: il primo amministrativo, con il ritorno alle urne per molti sindaci, che cavalcano il vecchio sistema demagogico dell’inaugurazione a ogni costo, pur di lasciare un segno ai postumi. Dall’altro, le agevolazioni del Pnrr che ha elargito denaro alle mire degli amministratori. Resta di fondo insoluta la questione: se poi mancheranno gli alunni? Questione che ho rivolto a molti di quei sindaci impegnati in queste imprese scolastiche, ricevendo da quasi tutti la medesima risposta: «Costa di più restaurare il vecchio (cosa vera ndr)! Abbiamo poi attinto ai fondi europei, tanto valeva farne una nuova!». Mai però una riflessione sulla questione di fondo. Mai una puntualizzazione su ciò che sono le stime anagrafiche, e le necessità reali in un piano di visione futura. “Visione”, che in questo caso significa pensare a quello che sarà il futuro prossimo. Di fatto, parliamo di un peccato nazionale, mancare di una visione sul futuro-destino del nostro Paese. Capacità che sembra essere relegata a quella vecchia classe politica che, nonostante le ombre, ci ha portato a conoscere figure a volte profetiche, intellettualmente aperte al futuro per tutti. Molto diversi da quanti, oggi, sembrano fare a gara su chi fa la scuola più grande e bella, tanto i soldi ci sono (mediamente una scuola da 130 alunni viene a costare tra i 2-3 milioni di euro). Peccato solo che gli alunni del futuro, non si potranno comprare!

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