Coronavirus. Giorgio Brunello, presidente di Avis Veneto, invita a non interrompere le donazioni di sangue
Le Avis possono continuare l’attività donazionale, non possono invece, al momento, fare tutto il resto. In base dall’ordinanza del Ministero della Salute, d’intesa con la Regione Veneto del 23 febbraio.
«Il sistema sangue regionale e nazionale è sicuro e continuamente monitorato. I donatori possono continuare a donare senza timori, con la responsabilità che li contraddistingue, per garantire alle strutture ospedaliere le sacche di cui necessitano gli ammalati». Con queste parole Giorgio Brunello, presidente di Avis regionale torna a rassicurare, il 24 febbraio, i 131 mila donatori di sangue Avis e Abvs del Veneto in merito alla paura coronavirus.
«A esclusione dei comuni direttamente interessati – continua – da ordinanze e dei centri chiusi, come da disposizioni istituzionali non ci sono pericoli se si seguono le indicazioni del Crat tramite le proprie Avis e Centri di riferimento».
Al momento risultano chiusi il Centro trasfusionale dell’ospedale di Schiavonia, l’Unità di raccolta di Montagnana e quella di Conselve, nel padovano. Per tutti gli altri non ci sono stop.
«Per assicurare la salute degli ammalati - spiega Brunello – ci stiamo prodigando per facilitare le donazioni, informare e rassicurare i donatoriponendo al problema la massima attenzione, ma senza creare panico ingiustificato».
A questo proposito, Avis regionale ricorda ancora una volta che da subito sono state applicate le disposizioni impartite dal Centro nazionale Sangue e dal Crat (Centro regionale attività trasfusionali) veneto a firma del suo responsabile, dott. Giovanni Roveroni: rafforzare le misure di attenzione nella selezione del donatore con la sua temporanea sospensione anche in presenza di lievi sintomi di sindrome da raffreddamento, rafforzare il messaggio dell’importanza dell’informazione post-donazione su eventuali sintomi simil influenzali anche a distanza di 14 giorni dalla donazione, informare i donatori abitanti nel o nei paesi interessati da ordinanze che non devono recarsi a donare in punti di raccolta di altri paesi e devono seguire le istruzioni impartite dalla autorità sanitaria.
«Sono misure che rafforzano la tutela dei donatori – continua Brunello – e quindi dei riceventi, ma che i donatori già conoscono gli avisini sanno che se sono in buona salute possono donare e che se si sentono poco bene o hanno soggiornato in zone a rischio, invece no. Senza allarmismi. Il donatore di sangue ha un alto senso civico e di responsabilità, perché sa che il suo dono è indispensabile. Ora più che mai».
Se le Avis possono continuare l’attività donazionale, non possono invece, al momento, fare tutto il resto. In base dall’ordinanza del Ministero della Salute, d’intesa con la Regione Veneto del 23 febbraio scorso, anche per le Avis è prevista la “sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi in luogo pubblico o privato sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico, anche di natura culturale, ludico, sportiva, religiosa” fino al 1 marzo. Rinviate quindi a data da destinarsi anche tutte le assemblee comunali che numerose erano in calendario questa settimana.