Grazie lo stesso, Matteo, ragazzo italiano. È stato un pomeriggio stupendo

A Wembley la finale d’Europa calcistica, a Wimbledon, a sedici chilometri più a Sud, un’altra storia che pochi avrebbero pensato potesse divenire realtà: a sfidare l’onnivoro numero uno del tennis mondiale, in una partita durata 3 ore e 24 minuti, è stato un ragazzo italiano. E, comunque sia andata, non è stato un caso, perché dietro questa prima finale a Church road per un italiano ci sono duri e continui allenamenti, affetti, famiglia, gruppo, umiltà e talento. Dopo 144 anni - quasi un secolo e mezzo dalla fondazione - un italiano ha giocato una finale, qui nel tempio del tennis, 45 anni dopo quella vinta sulla terra del Roland Garros da un altro italiano, Adriano Panatta, guarda caso pure lui di Roma. Anche se stavolta è stato diverso, perché qui eravamo sull’erba, e Matteo giocava contro il più forte tennista di tutti i tempi, in grado di eccellere su qualsiasi superficie