“Mostrateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonerete, così la vita vincerà contro il buio. Gloria all’Ucraina”: così Volodymyr Zelenskyy, presidente della Repubblica ucraina, ha concluso il suo discorso alla sessione plenaria dell’Europarlamento, riunito a Bruxelles.
Quattro giorni di plenaria dell'Europarlamento. Poi, partiti deputati, assistenti, funzionari e giornalisti, la città alsaziana torna ai suoi residenti. Anziani a passeggio, molti studenti, biciclette. Turisti in cattedrale; in un angolino una donna che prega. I mendicanti indisturbati che trovano qualche mano tesa. Un'"altra Strasburgo", che comunque si definisce, orgogliosamente, "capitale d'Europa"
“Noi siamo al fianco degli ucraini. Non possiamo accettare che il Cremlino decida al posto degli ucraini. Ci sono in gioco l’indipendenza e la sovranità di uno Stato. E tutti hanno diritti di determinare il proprio futuro: questo è il messaggio che vogliamo inviare a Mosca”.
“Siamo estremamente preoccupati per le alte tensioni che circondano l’Ucraina. Siamo costernati dalla prospettiva di un grande conflitto nel nostro continente tra i nostri Stati membri”.
Oggi l'Europa cristiana ricorda i compatroni originari di Tessalonica, che spesero la vita come missionari nella parte centro-orientale del continente. Una testimonianza, quella di Cirillo e Metodio, fondata su dialogo, conoscenza reciproca, cultura, accoglienza e rispetto delle differenze. La pace, tra Mosca e Kiev, potrebbe essere ispirata anche da loro
“In questi anni forse più di prima, ci sentiamo spesso calzini spaiati e ci sentiamo un po’ soli. Però come i calzini spaiati non perdono mai la speranza di ritrovarsi, così noi non vediamo l’ora di ritrovarci, riabbracciarci e stare di nuovo insieme con serenità!”.
La calma sembra tornata a Bafatà, capitale della Guinea Bissau, dove appena ieri il presidente Umaro Sissoco Embalò è stato oggetto di un tentato golpe, non andato a buon fine.