Fortissime turbolenze scuotono ila Chiesa ortodossa russa che ieri, riunitosi in Santo Sinodo, ha deciso di sollevare dall'incarico di presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne il conosciutissimo metropolita Hilarion. Don Stefano Caprio è uno dei più grandi conoscitori del mondo russo e del Patriarcato di Mosca in Italia, riflette sulle conseguenze che queste "tensioni" interne possono avere sul futuro del dialogo. "Nessuno lo sa. La situazione è talmente confusa", risponde subito. "E’ un tempo di attesa in cui rimanere sensibili, disponibili, non buttare niente di quello che si è costruito prima, senza accusare nessuno ma rimanere aperti all’ascolto e a nuove possibilità di dialogo. Papa Francesco a settembre vuole andare in Kazakistan. Un altro paese ex sovietico dove sebbene non ci sia una maggioranza ortodossa, ci sono però meno tensioni ed è più facile parlare. È un’idea che va proprio nello stile di Francesco. Che invece di ricominciare dal centro, propone di ripartire dalle periferie. Andare ai margini anche dell’ortodossia e vedere se da lì, si può risalire e riprendere il cammino".
“Decine di migliaia di morti per l'epidemia di colera - sfortunatamente, è questo lo scenario potenzialmente reale per Mariupol occupata”. A lanciare l’allarme su Telegram è l’amministrazione comunale di Mariupol che ha ancora accesso di informazioni con chi è rimasto in città. Contattato dal Sir, don Oleh Ladnyuk, salesiano di Dnipro, spiega che “i russi non permettono che queste informazioni girino”, per cui l’informazione è ancora tutta da verificare. Ma fa caldo, l’acqua è contaminata e sotto gli edifici distrutti nelle città occupate, ci sono cadaveri
Parla il vescovo birmano di Hakha, Stato del Chin, mons. Lucius Hre Kung: “L'attuale conflitto europeo ha oscurato la crisi birmana anche a livello mediatico. Sebbene il calo degli aiuti umanitari non venga notato in quanto tale, temo che possa diminuire in futuro a causa dell'impatto della guerra in Ucraina. Pertanto, lancio un appello: abbiamo bisogno del vostro aiuto e chiediamo aiuti internazionali per le persone in Myanmar. Come tutti sanno, ci sono molti poveri in Myanmar. Per questo la pace nel Paese è indispensabile perché se non c'è pace, la gente rischia di diventare sempre più povera”
C'è un popolo sconosciuto e silenzioso che viaggia per tutto il Paese, in prima linea nel portare medicine agli anziani, cibo alle famiglie, aiuto a chi ne ha bisogno. Monasteri, parrocchie e centri di comunità, trasformate in luoghi di prima accoglienza e sicurezza. Un viaggio, corredato da foto e video, tra le migliaia di iniziative di bene che hanno accompagnato e sostenuto l'Ucraina in questi 100 giorni di guerra. "Chi mi vede, mi dice: ‘tu che sei vicino a noi, ci fai vedere che Dio non ci ha abbandonato’", racconta don Oleh, salesiano impegnato nel Donbass. "Mi sento quindi in obbligo non lasciare sole queste persone per dimostrare che anche in questa terra bruciata dalla guerra, dove non c’è più nulla se non morte e distruzione, Dio è presente e non lascia indietro nessuno".
“Riguardo al rischio di una corsa al riarmo in Europa, riteniamo che l’Ue e i suoi Stati membri dovrebbero impegnarsi in modo responsabile e collaborativo in materia di sicurezza, sviluppando mezzi di difesa europei nell’ambito di un approccio integrale, che prenda in considerazione anche lo sviluppo umano, la giustizia e la cura del Creato. Ciò dovrebbe essere realizzato garantendo, al contempo, un rigoroso controllo pubblico – del parlamento Ue e dei parlamenti nazionali – sulla conformità ai principi di proporzionalità e adeguatezza, sul rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e degli standard etici”.
Parla il card. Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, sull’ondata di caldo e siccità da un Paese come il Marocco dove la situazione “non è allarmante” ma “cronica”. “Quello che dice il Papa nella Laudato Si’ è un invito a prendere in considerazione il pianeta come casa comune di tutti e a tenere conto che l’umanità è parte del pianeta, non come dominatori ma come amministratori responsabili”, osserva l’arcivescovo
Il mondo con papa Francesco oggi si ferma per pregare per la pace. Il pensiero di mons. Bohdan Dzyurakh, esarca apostolico dei cattolici ucraini di rito bizantino di Germania, va alle immagini di Severodonetsk e ai cadaveri ammassati tra le casse di un supermercato: “Sono immagini – dice il vescovo - che toccano il cuore e risvegliano le coscienze. Sono una prova del genocidio contro il popolo ucraino. Per questo chiediamo unità e coerenza alla comunità internazionale. Ci rivolgiamo soprattutto a quelli che hanno la responsabilità e il potere per ristabilire la pace affinché facciano passi adeguati e coerenti per fermare questa strage degli innocenti. Non si può sopportare e vedere queste immagini. Se restiamo indifferenti e non facciamo tutto il possibile, allora diventiamo complici di questi crimini”.
La Chiesa ortodossa ucraina guidata dal Metropolita Onufriy e legata al Patriarcato di Mosca condanna la guerra, esprime dissenso rispetto alla posizione presa dal Patriarca Kirill sul conflitto e ha adottato una serie di emendamenti sullo Statuto che sanciscono “la piena indipendenza e autonomia della Chiesa ortodossa ucraina”.
Negli ultimi giorni si sono intensificati i combattimenti nella regione del Donbass. Si teme che Severodonetsk possa diventare una nuova Mariupol. Il sindaco della città, Oleksandr Struk, ha detto che più della metà delle case, ''il 60 per cento”, sono state distrutte dai bombardamenti russi, mentre l'80-90 per cento sono state danneggiate e necessitano di importanti interventi per la ricostruzione. Solo in questa città, 1.500 persone sono morte dall'inizio della guerra. Fino ad una settimana fa, don Oleh Ladnyuk, salesiano di Dnipro, riusciva ad entrare. Faceva da spola con cibo, medicine e aiuti umanitari. Ora non più