Osservando la selva di provvedimenti che contiene, la si può definire una manovra economica di stampo socialdemocratico, più distributiva che sviluppista
L’azionariato di Unicredit, oggi come oggi, è sempre meno italiano. E oltralpe c’è una stabilità economica e soprattutto monetaria che qui da noi appare ogni giorno più lontana.
Il prossimo anno si voterà per le Europee, elezioni normalmente sonnolente e pochissimo valutate da noi italiani. Ma il prossimo voto sarà invece cruciale.
Il disastroso debito pubblico che ci trasciniamo da anni è frutto della mentalità statalista degli anni '70 che mirava alle grandi socialdemocrazie europee e finiva per eguagliare le inefficienze sovietiche.
Nel 2019 si rinnoverà il Parlamento dell'Unione Europea: la crescita delle forze populiste, la crisi di quelle popolari e socialiste. Quelle del prossimo anno saranno elezioni decisive in uno scenario in cui i partiti nazionali guardano spesso con ostilità all'Ue. È cresciuto moltissimo il sentimento nazionalista, la voglia di non delegare poteri e funzioni, ma di riportarsele a casa.
La realtà parla di ben 10 milioni di contribuenti che non versano – per vari motivi – nemmeno un euro di Irpef. Cioè non contribuiscono direttamente con nemmeno un euro a pagare tutti i servizi pubblici di cui godono.