Il nuovo governo ha il diritto di essere giudicato per i suoi atti e bisogna dargli il tempo di mostrare in modo significativo quel che effettivamente vale.
Giorgia Meloni si è presentata al Parlamento per ricevere la fiducia con un lungo discorso pronunciato alla Camera e poi trasmesso anche al Senato. Dopo i ringraziamenti a Mattarella e a Draghi ha sottolineato con forza la novità della prima donna alla presidenza del Consiglio, richiamandosi idealmente a una lunga serie di personalità femminili che hanno aperto la strada in ogni ambito della vita pubblica. Come in ogni discorso di insediamento molti i temi trattati e altrettanti gli impegni assunti. Con una premessa legata alla stretta attualità della crisi energetica: sarà necessario “mantenere e rafforzare” le misure di supporto a famiglie e imprese e questo “drenerà gran parte delle risorse reperibili e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio”.
I nazionalismi – o sovranismi che dir si voglia – sono stati sempre forieri di sciagure, come ammoniva già don Luigi Sturzo nei fatidici anni Venti del secolo scorso.
Il 13 ottobre si riuniranno per la prima volta le Camere elette lo scorso 25 settembre, entro venti giorni dal voto come prescrive la Costituzione. La XIX legislatura repubblicana sarà la prima a recepire gli effetti della legge costituzionale 1/2020: i deputati saranno 400 (e non 630) e i senatori elettivi 200 (rispetto ai 315 precedenti), a cui sono da aggiungere i senatori a vita che attualmente sono 6
I risultati delle elezioni del 25 settembre, insieme alla vittoria inequivocabile di Giorgia Meloni, ci consegnano un dato sulla partecipazione al voto che rappresenta un record negativo assoluto: l'astensionismo è aumentato di ben 9 punti percentuali rispetto al 2018.
È andato alle urne il 63,91% degli aventi diritto. In altre parole più di un elettore su tre non ha votato. Il partito guidato da Giorgia Meloni ottiene il 26,4% rispetto all’8,79% della Lega e all’8,11% di Forza Italia, con Noi Moderati allo 0,91% (dati relativi alla Camera quando mancano poche sezioni da scrutinare). Un esito che riconfigura profondamente gli equilibri della coalizione, tanto che non pochi commentatori osservano che bisognerebbe parlare di destra-centro e non di centro-destra
Domenica 25 settembre seggi aperti dalle 7 alle 23. Gli elettori chiamati alle urne sono circa 51 milioni (50.869.304, secondo il dossier del Ministero dell'interno consultabile online dal pomeriggio di giovedì), compresi gli italiani che votano all'estero (4.741.790). Il comune e la regione con più elettori sono rispettivamente Roma (2.055.382) e la Lombardia (7.505.133), quelli che ne hanno di meno sono la Valle d'Aosta (98.187) e Rocca de' Giorgi in provincia di Pavia (25)