La sentenza n. 37 della Corte costituzionale ha fornito un importante chiarimento su due questioni che hanno tenuto banco in un anno di lotta al Covid-19.
Uno dei temi emersi durante l’ultimo Consiglio episcopale permanente (Cep), ed evocato con chiarezza dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella sua introduzione, è stato quello della “frattura educativa” generata, o forse meglio dire, aggravata dal contesto pandemico. A riguardo il Sir ha intervistato Barbara Battilana e Vincenzo Piccolo, presidenti del Comitato nazionale Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici italiani che conta 185.000 soci
Una famiglia con cui gemellarsi, diritto alla passeggiata garantito e il libro “Noemi nella tempesta”: sono gli strumenti che il neuropsichiatra indica, per evitare che nuove chiusure abbiamo un impatto troppo duro su genitori e figli
Lo choc per il numero dei morti che in Europa, in questo anno di pandemia, ha fatto il Coronavirus. Circa 900mila senza contare le 125mila vittime del Regno Unito. A loro e ai loro familiari va il primo pensiero del vescovo di Essen, mons. Overbeck, che in questa intervista al Sir, a nome dell’episcopato dell’Unione Europea, stila un “bilancio” di questo difficile anno. Il vescovo parla del grido di disperazione che arriva dai poveri: “Fate qualcosa! Non dimenticatevi di noi”. E poi osserva: “Il Coronavirus non è stato un incidente operativo negli ingranaggi del mondo. È di più, è una prova anche della nostra fede e di come trattare la vita, soprattutto per noi cristiani”.
Tobias Jones non ne dubita. Il lockdown vero e proprio di un anno fa «ha cambiato non solo il modo in cui gli stranieri vedevano l’Italia, ma anche il modo in cui gli italiani vedevano se stessi.
Quanti nonni non potranno più raccontare di sé e della propria vita? Quante storie di vite esemplari saranno andate perdute? Quanta consapevolezza delle proprie origini (da dove veniamo, chi erano i nostri bisnonni…) sarà stata bruciata in questo rogo spaventoso della conoscenza del passato? Quanto amore non è stato manifestato e quanto dolore non è stato condiviso? Quante carezze, quanti baci, quanti abbracci non sono stati vissuti? Solo da questa drammatica consapevolezza può nascere non solo un nostro personalissimo modo di sentire e vivere questa durissima stagione, ma anche l’urgenza di fare qualcosa per conservare la memoria di questa generazione portata via da un virus venuto da lontano e ben presto diventato padrone delle nostre vite, delle nostre coscienze e del nostro immaginario.
Durante il lockdown molti rumori si sono fermati, altri amplificati. A volte il silenzio è stato più assordante. Nel silenzio delle strade c’è stata l’occasione di ascoltare suoni e voci di chi ci è più vicino. Da casa tutto ha avuto un altro senso, per cui si son potute scoprire abitudini, più o meno apprezzabili, dei nostri vicini.
Gli interventi a sostegno della popolazione più fragile della Comunità: 300 mila pacchi alimentari distribuiti in Italia (tre volte in più rispetto all’anno precedente) e più che raddoppiato il numero dei pasti serviti nelle mense a Roma. "Solo ripensando la società a partire dagli ultimi, il nostro paese potrà ripartire"
La pandemia planetaria attende una risposta globale, ma si scontra con ostacoli quotidiani come i prezzi maggiorati che l’Africa è costretta a pagare per i vaccini. Il Cuamm lancia un nuovo progetto