Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo (Gv 4,6) In questo insolito pomeriggio domenicale, nel silenzio della preghiera, torno a mettermi in ascolto della bellissima pagina evangelica della Samaritana con lo scopo di recuperare un pò d'acqua viva e dissetante nel deserto da Covid-19 che stiamo attraversando.
Sono tanto fiero di come stiamo reagendo noi preti, anche quando veniamo bersagliati da accuse di viltà, mentre siamo sempre in campo, chi attaccato per ore al telefono, chi esaurendosi in una serie ininterrotta di streaming per non fare sentire abbandonata la gente privata della liturgia; sono fiero dei cappellani ospedalieri e carcerari che mischiano il loro respiro a quello già infetto dei malati e dei morenti; sono fiero dei parroci che non abbandonano la nave, per quanto scalcagnata, della loro parrocchia, e ridotti a poco più che eremiti comunque ci restano, e pregano per i parrocchiani che in chiesa per ora non ci possono entrare
Stanno cambiando le nostre vite in questi giorni, anche tra le mura domestiche. Come stiamo vivendo questo tempo dettato dalle restrizioni per evitare l'allargarsi del contagio? Per chi vive in famiglia la quarantena che ci è imposta è proprio un'occasione favorevole
Il tempo presente offre certamente al cristiano la possibilità di ritrovare del tempo per pregare, per riflettere, per approfondire i contenuti della fede e per riqualificare le relazioni famigliari, tuttavia questa prova ci offre anche la straordinaria possibilità di rivedere la realtà della nostra vita personale alla luce del mistero della fragilità di cui siamo plasmati. L’uomo è mistero fragile.
Una caratteristica peculiare di ciò che chiamiamo “evento” è quella di portare con sé una discontinuità. In questi giorni stiamo facendo esperienza di un evento, inatteso e traumatico, che non riusciamo a ricondurre a qualcosa di familiare.