"Se il futuro delle parrocchie deve essere segnato da una fraternità rinnovata, la famiglia offre l’esempio migliore di come intessere relazioni autentiche". Verso il convegno diocesano delle famiglie del 5 maggio
La vita inizia proprio come rinuncia e sacrificio, dal momento in cui si è messi al mondo. Non è un male rinunciare, importante è essere in grado di farlo con discernimento e spirito costruttivo
Gesù ha abbracciato il silenzio della vita nuda, vulnerabile, indifesa o ferita, la vita che nessuna città accoglie, la vita bloccata dal filo spinato delle frontiere, impietosamente segnata in funzione dello scarto. Ha abbracciato il silenzio di tutte le vittime della storia, il silenzio terrificante dell'ingiustizia, la lama cieca della violenza, il grido senza voce degli esclusi, il silenzio imposto ai poveri, l'ultimo sguardo immenso e silenzioso che i giusti gettano sulla terra
Nel battesimo che i cristiani celebrano per sperimentare la loro personale Pasqua, il loro passaggio “dal buio alla luce” – questo il sottotitolo del film di Marie Heurtin –, cioè il passaggio a una rinnovata esistenza spirituale, è incluso il rito dell’“effatà”, parola ebraica che Gesù rivolgeva proprio ai ciechi e ai sordo-muti, per guarirli e renderli finalmente figli a lui gemellati, abilitandoli ad ascoltare il dirsi del Padre suo e a rispondergli senza più alcuna inibizione. Dio sa quanto bisogno abbiamo di qualcosa del genere oggi, nell’epoca in cui più che mai rinunciamo alla parola, al dialogo, al contatto effettivo, alla relazione autenticaanche tra di noi, magari appiattendo lo sguardo su un algido ancorché colorato touch screen e digitandovi sopra non parole vere, ma una serie di sbrigativi acronimi e di emoticon standardizzate
“Il tempio resterà inagibile per molti anni, forse decenni; turisti (milioni ogni anno) si riverseranno altrove, magari al vicino Louvre; ma molti fedeli in preghiera al parvis antistante attendono una risposta”.
La Pasqua ci ha connessi oggi e per sempre con la sorgente della vita: ci dona di vivere la santità nell’oggi, consapevoli che non abbiamo altro tempo per essere santi