«Bella domanda!», è stata la mia reazione. Non perché si debba dire per forza: «No, non lo saranno mai»; ma perché questa è proprio una domanda interessante e provocante.
Davanti a questo interrogativo verrebbe spontaneo fare l’elenco delle tante incombenze che quotidianamente mi sono affidate e che a volte tolgono il respiro, ma poi vedo i volti e tocco con mano i vissuti di tante persone che ogni giorno si nutrono della complessità: quali e quante responsabilità sono chiamate a vivere.
La sensibilità per un ripensamento del ruolo delle donne nella vita della Chiesa si fa sempre più viva: il tema è emerso con forza anche nel cammino sinodale ed è uno dei nodi caratterizzanti il documento di sintesi (n. 9). Qui si afferma l’urgenza di superare «clericalismi, maschilismo e uso inappropriato dell’autorità [...] c’è bisogno di un rinnovamento delle relazioni e di cambiamenti strutturali».
Servirebbe una sfera di cristallo per saperlo! Mi pare che a questa domanda non si possa rispondere altrimenti. Il celibato sacerdotale, infatti, è una disciplina ecclesiastica, non un dogma, perciò rimane sempre passibile di modifica.
La pratica della cremazione è una consuetudine millenaria in Oriente, mentre in Occidente la sepoltura è la modalità prevalente, almeno fino all’Ottocento, quando anche in Europa si regolamentò la cremazione, anzitutto per ragioni igienico sanitarie.