Twitter (sì, continuo a chiamarlo così solo per dispetto a Musk) ormai è un immondezzaio. Non che prima fosse il paradiso, certo, ma il social creato da Jack Dorsey è stato per un decennio abbondante il punto di riferimento del giornalismo, della politica, della cronaca in tempo reale e nel dibattito degli esperti.
Il meccanico medio adora le auto. Il falegname medio è affascinato dal legno e dagli strumenti con cui intagliarlo, levigarlo, dargli forme nuove. Il social media manager medio, invece, odia le piattaforme social e le piattaforme social ricambiano con i loro capricci. Ogni tanto però questi despoti senza volto elargiscono grazie inaspettate.
So chi sia e che faccia abbia Taylor Swift solo perché l’ultima volta che mi sono iscritto in palestra (tra il 2013 e il 2014), gli schermi delle TV riproducevano in continuazione un suo – appariscente – video musicale. Ma poiché le casse riproducevano un’altra stazione radio, ci ho messo un po’ a collegare la voce all’immagine.
Lo ammetto. Sono vittima di deformazione professionale, ovvero quella tendenza a giudicare e valutare il mondo secondo i principi – e la materia – del mio lavoro, cioè il giornalista e il comunicatore.
La partita di calcio più interessante che ho visto in tutto il 2024 non è stata giocata né dalla Nazionale di Spalletti né dal tormentatissimo Calcio Padova.
Come ho scritto in questo stesso spazio nel suo esordio a gennaio, questa rubrica, Mirifica, deve il suo nome al decreto del Concilio Vaticano II che nel 1963 pose esplicitamente all’attenzione di tutta la Chiesa il tema delle comunicazioni sociali Meravigliose invenzioni.
Un anno fa, nei mesi del primo boom di Chat Gpt e dell’Intelligenza artificiale generativa, un’agenzia di comunicazione della Svizzera italiana ebbe la “brillante” idea di aprire una chat pubblica con san Pio da Pietralcina.