«Col sì al referendum costituzionale, saremo un paese moderno»

«La riforma perfetta non esiste – concede Ettore Rosato, capogruppo del Partito democratico alla Camera – ma sono sicuro che con questa legge abbiamo intercettato il consenso di una fetta di popolazione molto più ampia del Pd e il referendum lo confermerà».
Leggi l'intervista su riforma costituzionale, unioni civili, 5 Stelle, due anni di governo Renzi.

«Col sì al referendum costituzionale, saremo un paese moderno»

Il riferimento di Rosato naturalmente è alla “legge Boschi”, la profonda revisione della seconda parte della Costituzione a cui il premier Renzi ha legato non solo la legislatura, ma il suo futuro politico.

Allora Rosato, se a ottobre vince il “no” tutti a casa?
«Parliamoci chiaro: è evidente che se la riforma non passa casca tutto. Renzi ha semplicemente accettato la sfida di andare fino in fondo per fare dell’Italia un paese moderno. D’altra parte la credibilità del nostro paese in Europa passa attraverso questa legge, di cui si parla dal 1979 con Nilde Iotti presidente della Camera. Nel primo dialogo che ho avuto a settembre con il vicepremier tedesco, alla mia richiesta di flessibilità lui mi ha risposto: “L’avete fatta la riforma costituzionale?”».

C’è però chi vi accusa di neocentralismo.
«Al contrario, siamo stati prudentissimi. Non abbiamo accresciuto di una virgola i poteri del governo e del premier. Il presidente del consiglio nemmeno con questa riforma potrà revocare un ministro, occorrerà passare dal capo dello stato».

Il governo però potrà calendarizzare i lavori del parlamento.
«Questa misura passa dai regolamenti delle Camere alla costituzione. Ma l’obiettivo è limitare la decretazione d’urgenza e le questioni di fiducia. Più che una questione di tempi si tratta della qualità della legislazione: superare il bicameralismo perfetto e lavorare entro tempi definiti significa rimanere nel merito di ogni singolo provvedimento, senza l’alibi o il terrore del passaggio all’altra Camera che può snaturare la legge. Significa in altre parole non dover scendere a compromessi come abbiamo visto sulle unioni civili».

A proposito, la Cirinnà entro un mese e mezzo arriverà a Montecitorio. Cosa pensa dell’accordo con Ncd?
«Anzitutto va detto che si tratta di un primo passo decisivo: per la prima volta questo paese riconosce i diritti a chi di diritti non ne aveva. Eravamo l’ultimo paese in Europa con una legislazione così arretrata».

Quella fiducia ha segnato l’ingresso di Ala di Verdini nella maggioranza?
«Non so se siano entrati in maggioranza, di sicuro i loro voti non sono stati decisivi, avremmo raggiunto lo stesso la fiducia. Dopodiché come membro della maggioranza passo le giornate a convincere pezzi di minoranza a votare le mie leggi. Quando questo avviene non posso che essere contento».

Con i 5 stelle avete chiuso definitivamente?
«I 5 stelle hanno chiuso con loro stessi. Questo voto ha sancito la loro irrilevanza politica».

Cosa risponde a chi sostiene che questo Parlamento senza input forti dall’esterno (leggi governo) non è in grado di esprimersi, per esempio su temi di forte rilevanza sociale come le unioni civili? «
Rispondo che si tratta di discorsi astratti. Il Pd comanda il governo e il parlamento e insieme governo e parlamento stanno facendo quelle riforme che mancavano da anni. Ricordo a tutti che questa legislatura è nata morta. Ricordo quei giorni in cui non si riusciva nemmeno a eleggere il presidente della Repubblica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti».

Il bilancio di due anni di governo Renzi?
«Ventiquattro mesi di cose fatte. La giornata di giovedì scorso (25 febbraio, ndr) ne è il simbolo: al senato abbiamo approvato le unioni civili, alla camera il conflitto d’interessi. Credo che il centro sinistra non abbia mai vissuto una giornata così prima d’ora».

Rimane in primo piano la questione migranti. In Europa sorgono muri. Alcune regioni, tra cui il Veneto, hanno respinto da subito la logica dell’accoglienza. Non si vedono soluzioni all’orizzonte.
«Per superare questa situazione che rischia di diventare esplosiva, basti vedere cosa succede al confine tra Grecia e Macedonia e in Francia, a Calais, serve un’Europa forte. In generale comunque si può scegliere di fare ostruzionismo e fare finta che il problema non esista oppure lavorare duro per risolverlo. Noi siamo per questa seconda opzione».

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