Due Carrare. Accordo comune-Deda. L’iper è più vicino

ll copione è sempre lo stesso. Di qua il sindaco di Due Carrare, Davide Moro, che si sgola a spiegare che il centro commerciale a due passi dal castello del Catajo da tempo non è più evitabile. Dall’altra parte i comitati ambientalisti dell’area Colli convinti del contrario: l’amministrazione di Due Carrare poteva porre fine sul nascere al «mostro», specie nel maggio del 2015 – quando Deda srl, titolare dei terreni e promotrice del progetto, versava in cattive acque – ma non lo ha fatto.

Due Carrare. Accordo comune-Deda. L’iper è più vicino

Il fatto nuovo risale a lunedì sera. In un infuocato consiglio comunale, la maggioranza compatta ha proceduto all’approvazione di un nuovo accordo di programma con la società che secondo Francesco Miazzi, del comitato Lasciateci respirare, «spiana la strada alla colata di cemento».

La versione del sindaco La lettura di Moro va esattamente all’opposto.

«La revisione dell’accordo in essere pone per la prima volta dei paletti a ciò che il privato ha diritto di costruire come da sentenze anche del consiglio di stato. Anzitutto la prescrizione di costruire in monoblocco, che comporta un inferiore consumo di suolo. E poi il limite fissato a 38.500 metri quadri di superficie coperta da tetto verde con una collina di mitigazione dell’impatto visivo lato Colli».

La convinzione del sindaco – che negli scorsi mesi se l’è date di santa ragione su Youtube con Vittorio Sgarbi, fiero difensore del Catajo e di tutto il complesso turistico delle Terme – è che in quell’area qualcosa comunque verrà edificato. Una certezza che nasce dagli incontri intercorsi nelle scorse settimane con Orion, la società basata a Londra che unisce vari fondi pensionistici americani, e che due anni e mezzo fa ha risuscitato la moribonda Deda srl.

«Basta guardare a quanto accaduto a Conselve – prosegue Moro – Nell’area in cui la sollevazione popolare ha impedito la nascita dell’outlet McArthur and Glenn, finito a Noventa di Piave, oggi sorge l’Iperlando. Impensabile che il privato rinunci al diritto di costruire».

E quella dei comitati «La decisione della maggioranza di Due Carrare di lunedì sera è gravissima – riprende Miazzi – È stata ignorata la volontà di migliaia di cittadini, di cui centinaia presenti in aula. L’opera che nascerà è impattante, oscurerà le eccellenze architettoniche della zona. Ma questa vicenda non finisce qui. Ricorreremo a ogni mezzo per bloccare l’opera».

Ambientalisti e commercianti sono convinti, c’è margine per adire le vie legali.

Anzitutto, dicono, Deda srl è stata insolvente rispetto all’accordo del 2009, inoltre la procedura di coinvolgimento della cittadinanza prevista dalla legge urbanistica regionale del 2004 non sarebbe stata rispettata. Dopo il tempo della mobilitazione, che ha prodotto 8.400 firme contrarie alla nascita del nuovo centro commerciale, stanno dunque per tornare in gioco gli avvocati. Ed è l’ennesimo ritorno, se si considera che in questa storia ci sono già state nove sentenze del Tar e due del Consiglio di stato.

Una partita aperta La conclusione della vicenda appare tutt’altro che vicina, dunque. Di certo c’è che se Deda srl vorrà costruire dovrà farlo entro il 2024 proroghe incluse, come riporta nero su bianco il nuovo accordo di programma. Certo, rimangono enormi dubbi sull’opportunità di edificare 433 mila nuovi metri cubi di cemento a fini commerciali in un’area che ogni anno accoglie due milioni di turisti termali, nella seconda regione più cementificata di un’Italia in cui ogni secondo del 2016 si è portato via 3 metri quadrati di verde (dati Ispra).

Impensabile che la promozione di villa Mincana, o degli affreschi di Paolo Veronese al Catajo, o ancora della tomba di Petrarca ad Arquà, passi dal Life style center di Due Carrare. Senza contare che la “morte” dei gandi santuari dello shopping è ormai una realtà conclamata negli Usa almeno dal 2015, a cui persino Wikipedia ha dedicato una pagina.

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