L'Ucid Padova ospita l'ex magistrato Renato Rizzo su informazione e giustizia

In una carriera di quasi mezzo secolo, Renato Rizzo parte dalla propria esperienza per raccontare come nel nostro paese sia ancora molto complesso il rapporto tra cittadini e giustizia, spesso messo a soqquadro da un mondo dell’informazione che giunge a conclusioni troppo affrettate.

L'Ucid Padova ospita l'ex magistrato Renato Rizzo su informazione e giustizia

Il tema della dignità, al centro del percorso annuale proposto da Ucid Padova, incrocia quello della giustizia nell’incontro in programma venerdì 18 novembre al centro culturale Antonianum (Prato della Valle 56) a partire dalle 20.45. Ospite della serata sarà Renato Rizzo, magistrato in pensione, già presidente dalla terza sezione civile del tribunale di Padova. In quasi cinquant’anni passati fra le aule di diversi tribunali italiani, Rizzo ha visto “passare” diverse riforme, ha osservato da vicino i cambiamenti interventi nel rapporto fra cittadini e giustizia, ma anche in quello, altrettanto complesso, fra mondo della magistratura e mondo dell’informazione.

L’articolo 3 della costituzione, che associa insieme i grandi temi della dignità sociale e della giustizia – tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge – è ancora lontano dal trovare piena e completa attuazione.

«Tanti – è la riflessione di Renato Rizzo – sono gli ostacoli che frenano il riconoscimento della piena dignità dei cittadini in rapporto alla giustizia, e fra questi va sicuramente citata la lunghezza dei tempi dei processi». Ma alla base dei problemi che affliggono il panorama della giustizia, c’è secondo Rizzo anche «la progressiva perdita di “dignità”, agli occhi dell’opinione pubblica, della figura del magistrato e dell’apparato giudiziale in generale. Quando ho iniziato la mia carriera professionale questa figura godeva di un rispetto e una considerazione completamente diversa, poi questo legame di fiducia negli ultimi decenni si è progressivamente sgretolato per una serie di fattori congiunti che vanno dall’interferenza del potere legislativo alla politicizzazione di una fetta della magistratura fino al mutato rapporto con i media».

Su quest’ultimo punto si sofferma in particolare l’attenzione di Rizzo: «Assistiamo quotidianamente a fraintendimenti ed errori grossolani, nel racconto dei processi da parte degli operatori dell’informazione: una situazione che contribuisce a far crescere nell’opinione pubblica la disistima nei confronti dei magistrati».

La “colpa” di questa situazione, secondo l’ex togato, non va attribuita solo ai giornalisti: «Le motivazioni delle sentenze vengono depositate soltanto dopo 15 giorni, i tempi dell’informazione sono sempre più veloci e compressi, creando così un cortocircuito: quando viene pronunciata una sentenza, ecco che si scatena puntualmente la “corsa” alla ricerca delle motivazioni. Spesso, in mancanza di altri appigli, i giornalisti si ritrovano ad “arrampicarsi” sugli specchi o a proporre ricostruzioni fantasiose. Quando poi ci si trova di fronte a pronunciamenti che appaiono di primo acchito incomprensibili (e che magari troveranno spiegazione solo con il deposito delle sentenze) ecco che risulta facile “dare la colpa” al magistrato».

A interferire nel rapporto di fiducia fra magistratura e cittadini è spesso anche l’eccessiva spettacolarizzazione dei procedimenti giudiziari. «Quando lavoravo al tribunale dei minori ricordo il caso di una mamma che aveva suscitato molto clamore perché si era rivolta alla stampa denunciando che le “veniva tolto il figlio” con una scelta immotivata e apparentemente ingiusta». La stampa aveva raccontato la vicenda cogliendone solo l’aspetto emotivo, senza conoscere le reali ragioni e le motivazioni oggettive che avevano portato a quel procedimento giudiziario, facendo apparire in questo modo il giudice, tenuto al silenzio per rispetto della privacy del minore e del processo a porte chiuse in corso, come una sorta di “orco cattivo”… «Ma di casi di questo tipo potrei purtroppo raccontarne a decine…».

Le conclusioni della serata saranno affidate a don Marco Cagol, consulente ecclesiastico di Ucid Padova e vicario episcopale per le relazioni con il territorio. Il calendario degli appuntamenti proposti prosegue poi domenica 11 dicembre con un incontro organizzato all’Antonianum con il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) dedicato al tema della povertà culturale, che oggi si pone con particolare evidenza. L’incontro del 20 gennaio nella sala convegni del centro Nazareth della fondazione Oic, sarà dedicato alla dignità nell’ambito del rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione e sarà occasione per approfondire la riflessione sui tanti comportamenti di “micro-illegalità” che rappresentano spesso il substrato dei fenomeni di corruzione che segnano il nostro paese. Gli incontri Ucid sono aperti a tutti, per informazioni: ucidpadova@gmail.com

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