I profughi servono a tavola i pranzi di solidarietà

Una relazione in piena reciprocità. È quella che sta nascendo nella parrocchia padovana del Crocifisso, grazie all’interazione tra la comunità cristiana e la cooperativa di psicologi che si occupa di mediazione culturale e interculturalità Altre strade che opera all’interno di Casa a colori. Domenica 12 ottobre, quarto appuntamento per servire il pranzo agli utenti delle cucine popolari.

I profughi servono a tavola i pranzi di solidarietà

In questo momento sono dieci i richiedenti asilo a via del Commissario, nigeriani, pachistani e maliani e «rappresentano un’opportunità»: parola di Ugo Destro, coordinatore con Stefano Talamini dei pranzi di solidarietà che 30 parrocchie organizzano ogni domenica per gli utenti delle Cucine popolari.
«Sono giovani tra i 20 e i 35 anni presenti qui da febbraio – continua Destro – La cooperativa ha espresso la necessità di inserirli nel territorio, di creare relazioni per loro, così abbiamo pensato ai pranzi». Domenica 12 ottobre è stato il quarto appuntamento di questa esperienza iniziata il 21 settembre.

Alle 11 i migranti si presentano in parrocchia in bici, in piena autonomia. Aiutano a montare i tavoli, servono il pasto ai bisognosi e alle 15, dopo aver smontato tutto, tornano a Casa a colori.
«L’aspirazione di queste persone è proprio quella di rendersi utili – sintetizza Angelo Mussone, coordinatore di Altre strade che conta 18 operatori e segue 80 migranti in Veneto – Più di qualcuno ha accettato con grande entusiasmo di svolgere questo servizio anche se non cristiano. La situazione dei richiedenti asilo è simile a un limbo, il rischio principale è quello di smarrire il proprio progetto di vita e le proprie capacità. Essere conosciuti e apprezzati per questi contributi, oltre alla soddisfazione iniziale, concede a queste persone di avere maggiori possibilità di trovare lavoro (dato che sono in Italia da più di sei mesi) e di acquisire nuove abilità».
Il progetto di inserimento di Altre strade prevede ora un corso per la riparazione delle biciclette in collaborazione con l’associazione La mente comune e poggia su un concetto chiave: «Non è vero che in quanto profughi non hanno niente da perdere – sottolinea Mussone – hanno una reputazione da conservare e incrementare. D’altra parte hanno grande stima per l’Italia perché li ha salvati e l’idea di tornare nel loro paese per molti equivale a morire». L’esperienza appare molto positiva anche per il parroco del Crocifisso, padre Gianluca Sangalli, dehoniano. «Proprio in questi giorni stiamo studiando dei modi per conoscerci meglio reciprocamente. A metà novembre vorremmo che questi giovani facessero una testimonianza alla fine della messa domenicale e poi in un incontro più disteso raccontassero la propria storia, anche di migranti. Lo stesso faremo noi, per fare comprendere meglio il contesto che viviamo. Si tratta di un aiuto che però si giova anche del loro contributo attivo».

La giusta accoglienza: guarda la video-intervista al direttore di Caritas Padova, don Luca Facco, su come costruire percorsi di accoglienza e integrazione attenti ai profughi ma rispettosi delle comunità

http://youtu.be/SK8OtxWlKS8

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